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UN IMPRINTING DA EVITARE

9/13/2015

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Non mi piace la cronaca, non mi piace soprattutto la cronaca nera, o almeno, non mi piace cos’è diventata la cronaca.
Non è più una notizia, non sono più fatti approfonditi supportati da tesi e prove concrete, la cronaca, specie quella nera, è diventata un gigantesco buco nella serratura in cui scrutare con avidità.
Fosse per me brucerei i plastici di Vespa,  cancellerei tutti i contenitori televisivi che fanno dirette sotto casa delle vittime, radierei dall’albo tutti i giornalisti che pongono domande indecenti ai parenti e ai passanti, perché possono raccontarmela che è un modo per tenersi il lavoro, ma io credo che l’onestà intellettuale e il rispetto per il mestiere di cronista dovrebbe impedirti di piazzare le telecamere in faccia alla gente chiedendo se la ragazza era solita accompagnarsi con qualcuno o se la coppia pareva solida.
Anche perché se non hai dignità per il tuo lavoro dovresti almeno concederla a chi non c’è più, o sta soffrendo.
Penso che tutte le Sare, le Melanie, le Yare di questa terra siano creature venute a contatto con la cattiveria umana, siano state uccise dalla ferocia e poi violentate dal sistema, che non ha mai sentito un rigurgito di coscienza nel darle in pasto ad un popolo di voyeur che, magari mentre stira, valuta alibi e apprende dinamiche morbose. Sono spettacoli indecenti, adatti a chi si ferma per vedere gli incidenti in autostrada.
Ed è esattamente per questo che della coppia dell’acido non conoscevo bene la storia, non conoscevo le motivazioni, se mai ce ne possano essere, anche perché non mi interessavano, niente di quello che potevano portare a giustificazione avrebbe potuto cambiare l’assurdità del gesto.
Poi però la storia del bambino, un giudice che decide di toglierlo alla madre, cosa che in Italia è pressoché impossibile e a me vien la voglia di capire perché, così, ieri, complice una giornata con tanto tempo libero e solo internet a farmi compagnia, ho cercato e letto.
La storia è scioccante e la protagonista una psicopatica da manuale.
Anche il protagonista lo è, ma la madre è lei e a lei l’hanno tolto e di lei voglio parlare, quello che riporto è agli atti, son cose che ha dichiarato.
Quando si accorge di essere incinta incomincia a sentirsi a disagio nei confronti della propria madre che probabilmente, a suo modo di vedere aveva tenuto una condotta sessuale morigerata prima di averla.
Lei si sente figlia ma non pronta ad essere madre in quanto delle passate storie di sesso, che ora ritiene brutte e non adeguate non le permettono di innalzarsi moralmente, in modo consono, al ruolo che sta per ricoprire, tesi  supportata dal padre del bambino per il quale solo l’uomo può tradire mentre la donna deve purificarsi.
E allora cosa fa? Cosa fanno? Decidono di confessare i peccati e avere un’assoluzione? Vanno a fare un bagno a Lourdes? No, decidono per una purificazione per interposta persona.
Altri uomini sono colpevoli della sua impurità? Perfetto sfigureranno  loro per purificare lei,  quindi prima Pietro Bardini e poi sarebbe dovuto toccare a Giuliano Carparelli , poco importa  che sulla via della redenzione sbaglino persona e rovinino per sempre Stefano Savi che passava per caso, con Giuliano riproveranno in seguito  ma lui riuscirà a sottrarsi con prontezza.
Gli atti processuali dicono molto altro, cose al limite del satanismo e altre meraviglie del genere, cercate su internet e vi si aprirà un mondo.
E in tutto ciò qualcuno vorrebbe lasciargli i bambino  nato ad agosto o magari darlo ai nonni.
Han detto che sia stato disumano non farlo tenere in braccio dopo il parto, che i primi momenti sono importanti, stabiliscono l’imprinting.
Ecco, magari anche no, l’imprinting glielo eviterei se fosse possibile, ma gli eviterei anche ogni contatto, lo farei entrare in un bel programma testimoni all’americana per farlo proprio dimenticare a tutta l’opinione pubblica Achille.
Perché non se lo merita, non si merita di certo di essere accomunato a uno dei due genitori, a questa triste e bruttissima storia, a questa forma di follia cattiva.
Perché non si diventa mamme con il parto, ci vuole empatia, abnegazione, ci vuole amore e qui non ci sono proprio i presupposti.
E poi non sia mai che lasciandoglielo, tra qualche anno, la cara mammina si innamori di un altro e di un altro resti incinta e possa pensare che il figlio che deve nascere merita la purezza che il fratello, figlio di un rapporto impuro,  non gli consente di avere.

p.s. gli unici nomi che ho citato sono volutamente quelli delle vittime…mi fa un pochino schifo scrivere gli altri due sul mio blog


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