
Un grazie sentito a Tiziano Riverso che accetta sempre di regalarmi le sue magie per impreziosire le mie storie. Un inchino profondo a te Tiziano...
Un inutile supereroe...
Eppure non era stato morso da nessun ragno.Non era stato esposto ad alcuna tempesta magnetica.
Nessuna lettera da Hogwarts fuori tempo massimo era stata recapitata via gufo.
Che sensazione assurda, era andato a dormire come sempre tardi e come sempre era rimasto qualche minuto ad attendere che Morfeo passasse di li’.
Aveva sfruttato quel poco tempo pensando alle solite cose, lavoro, cose da fare, da ricordare, vita insomma e stamattina era tutto diverso.
Quante volte l’aveva sognato da bambino, svegliarsi ed essere come Superman, il professor Xavier, Peter Parker, sua madre non aveva mai capito la sua passione per i ragni, quel farseli camminare addosso, le sembrava strano, le faceva anche un poco paura.
Se avesse saputo, se avesse immaginato che era solo un tentativo assurdo di farsi mordere per diventare come Spiderman, che cose cretine si fanno da bambini.
Che poi no, non sono cretine, credere di poter diventare un supereroe e’ una cosa bellissima, crescere fa meno paura e se si puo’ pensare che domani risolverai i problemi tuoi e del mondo con una ragnatela.
Non che adesso avesse a disposizione delle ragnatele, no.
Era solo che aprendo gli occhi aveva capito che tutto era diverso.
Aveva guardato la radiosveglia emettere quel suono fastidioso che non era mai riuscito a cambiare e in un attimo il suo cervello gli aveva presentato la soluzione.
I tasti da schiacciare, la sequenza, aveva provato subito a farlo, per avere conferme ed era cosi’ che aveva inserito la radio.
Ascoltando distrattamente la notizia d’economia che lo speaker stava dando, mentre armeggiava con la sveglia, si accorse di avere la soluzione al problema che proponeva, tassi d’interesse, spread, prestiti tra nazioni, e lui penso’ certo come no, non riesco a far quadrare il conto in banca figurati se adesso so come rivoluzionare l’assetto economico europeo.
Poi pero’ si fermo’ di scatto, rifece con calma il ragionamento e capi’ di avere ragione, era una sensazione pazzesca, sapeva di avere ragione, non sapeva perche’ ma era certo che quella fosse la soluzione.
Come in quei film quando l’attore vede immagini che s’intersecano e il regista ce le mostra come dei disegni astratti fatti di forme e numeri, dandoci un assaggio della mente del protagonista, che risolve tutto senza una spiegazione logica.
Scrollo’ la testa e ando’ in bagno.
Per curiosita’ prese il giornale con le tabelle di sudoku che sua moglie faceva mentre aspettava quella che lei chiamava “l’ispirazione”.
Il rapporto tra donne e gabinetto sarebbe per sempre stato un mistero, perche’ entrarci ed aspettare ore?, anche se fosse diventato davvero illuminato non ne sarebbe mai venuto a capo.
Mentre pensava questo non si accorse neanche di prendere la matita e completare il quadro che la rivista catalogava come “difficolta’ elevata”.
Ok calma, si stava spaventando un po’.
Scese, tento’ di ripetere i gesti consueti, saluto ai figli, tovagliette, mani che si passavano tazze e vasetti di marmellate, conversazioni assonnate e surreali da primo mattino, quando ognuno parla delle proprie cose come se avesse ancora addosso un po’ lo strascico di un sogno difficile da allontanare, quando ci si risponde con giusto quella frazione di ritardo, giustificata dalla pigrizia e dal calore del letto appena lasciato.
Fece attenzione a non raccogliere quei pensieri di sottofondo che gli davano idee su tutto, dall’organizzazione della giornata in corso al perche’ fosse meglio il miele nel pane e non la cioccolata.
Un perche’ fatto di valori nutritivi giusti alla caloria, alla piu’ facile scomposizione degli elementi, elencati uno per uno, alla loro assimilazione.
Gli pareva di essere un computer e decise che non gli piaceva per niente.
Una volta usciti tutti di casa si trovo’ a ragionare, in modo tradizionale, su quello che gli stava capitando.
E decise di fare una prova.
Si preparo’ un caffe’, domandandosi se sarebbe mai riuscito a berne ancora uno solubile, visto quello che il suo cervello gli aveva appena raccontato, e si mise al computer.
Voleva vedere se con le sue nuove particolarissime qualita’ avrebbe potuto darsi quelle risposte del quale il mondo aveva cosi’ tanto bisogno.
Passo la mattina a vagare tra siti e giornali, pagine di blog e canzoni tradotte, aveva visto che gli bastava vedere un testo con la traduzione a parte per imparare una lingua.
La paura crescente e la voglia di capire invadente.
Lo trovarono cosi’ la sera, tornando da scuole e lavoro, niente di strano che fosse al computer, lavorava da casa.
Saluto’ distratto, disse di non avere fame e continuo’ a digitare per ore.
La moglie lo guardava preoccupata, ma neanche piu’ di tanto, aveva sposato un artista, ne era venuta ai patti tanti anni prima.
Gli porto’ l’ultima tazza di caffe’ prima di andare a letto, gli fece la solita raccomandazione, non fare troppo tardi e dopo averlo baciato sulla testa si avvio’ verso la camera da letto.
Erano ormai le due quando gli appunti, inutili visto che ormai ricordava tutto, che per forza d’abitudine stava prendendo, divennero chiari.
Aveva il quadro esatto del terrorismo mondiale, sapeva da dove nascesse, cosa lo muovesse, anche se quello lo aveva intuito anche da normale, come si muoveva, cosa avrebbe fatto, come si sarebbe evoluto.
Ed ebbe paura.
Una paura sorda, indescrivibile, che gli faceva battere il cuore e sudare le mani.
Chissa’ se uno coi superpoteri puo’ provare paura si chiese, perche’ lui ne aveva parecchia.
E non per gli attacchi a venire o il lento, inesorabile propagarsi del fanatismo e dell’uso che ne sarebbe stato fatto.
No la paura era data dal resto, dal fatto che gli fosse altrettanto chiaro che tutto fosse gia’ noto a chi avrebbe dovuto fare qualcosa, che i disegni erano stabiliti e le reazioni pianificate, il prima e dopo concordati, come se il mondo non fosse altro che un grande palcoscenico e le creature che lo popolavano degli attori senza copione che recitavano a braccio, pagati per giunta il minimo sindacale, col consumismo.
Si passo’ una mano nei capelli, bevve un sorso di liquido marrone ormai freddo e penso’ che se ne fregava se era veleno, gli piaceva e avrebbe continuato a berlo, a volte l’ignoranza ha un buon sapore.
Si appoggio’ allo schienale sorridendo amaramente.
Tutti quelli a cui avrebbe pensato di dire quel che sapeva, che credeva potessero aiutare, erano al corrente, e quelli che ci avevano provato a cambiare le cose seppelliti da pratiche legali e distrutti in credibilita’ e affetti.
Si trovo’ a pensare che c’era piu’ eleganza una volta, quando a seppellire chi tentava di ribellarsi era solo la terra.
Ma qualcosa bisognava fare.
Ci avrebbe pensato con calma, avrebbe monitorato tutto fino a trovare una crepa nel sistema, uno spiraglio di luce da dove far trapelare la verita’.
Per ora doveva solo stare tranquillo, continuare quel che faceva da anni, combattere il sistema a suon d’ironia.
Spense il computer, prese la matita e il foglio bianco e inizio’ velocemente a disegnare….
Questa e’solo una storia, quasi un racconto di fantascienza, mi gira in testa da ieri l’idea, perche’ poi il tutto succede mentre scrivo, si evolve, cambia, ad esempio ho deciso verso la quarantesima riga che lavoro avrebbe fatto il mio supereroe e non perche’ li rivesta d’eroismo, ma per un gesto di rispetto, perche’ mi permetteva una chiusa che mi piace molto.
L’idea mi e’ venuta da una paura reale, ho pensato ma se sapessi tutto a chi lo direi? E mi sono accorta di non avere una risposta.
Il pensiero di non potermi fidare di nessuno tra quelli che decidono per il mondo, mi ha smarrita completamente.
Quello che e’ successo in Francia e’ terribile, terribile per i mille quesiti che presenta, per la sensazioni di precarieta’ e pericolo in cui fa sprofondare tutti.
Ieri una delle immagini piu’ forti e’ stata una Parigi invasa da migliaia di persone, c’erano luci rosse, tutto era avvolto come da un’atmosfera natalizia, se solo la frase fosse stata Bon Noel e non 12 morts et 66 millions de blesses.
12 morti e 66 milioni di feriti.
Ecco credo che i feriti siano 7 miliardi.
Ma non da l’altro ieri, da molto, solo che a volte avviene un qualcosa che scrolla il tappeto e tira fuori la polvere e non possiamo far finta di non vederla.
Non voglio parlare di fanatismo religioso, non voglio dire aveva ragione la Fallaci, anzi no meglio Terzani per citare due delle voci che ho sentito rimbalzare sul web nelle ultime ore.
Per natura non riesco a credere al tutti brutti e cattivi, ma per esperienza so che gli insegnamenti indotti fanno molto e spesso danni, detto questo se qualcuno compisse una follia in mio nome prenderei delle distanze forti, spero che avvenga.
Non conoscevo Charlie Hebdo, conoscevo Wolinski per le vignette su Linus, ho visto le tavole pubblicate sul giornale.
Alcune mi sono piaciute molto, altre le ho trovate orribili ma non e’ ovviamente questo il punto
E quelli che per fare gli originali parlano di populismo per i je sius charlie dilaganti, forse per una volta fanno gli originali per niente.
Anzi, a volte, originalita’ e qualunquismo son cosi’ estremi che si confondono.
Perche’ qui non si parla di osannare un’icona che fino a ieri ci aveva trovati indifferenti solo per far parte di un coro.
Qui si parla di liberta’ e credo che non ci sia liberta’ piu’ grande di quella che ci permette di difendere le liberta’ che a noi non piacciono per niente.
Un inutile supereroe...
Eppure non era stato morso da nessun ragno.Non era stato esposto ad alcuna tempesta magnetica.
Nessuna lettera da Hogwarts fuori tempo massimo era stata recapitata via gufo.
Che sensazione assurda, era andato a dormire come sempre tardi e come sempre era rimasto qualche minuto ad attendere che Morfeo passasse di li’.
Aveva sfruttato quel poco tempo pensando alle solite cose, lavoro, cose da fare, da ricordare, vita insomma e stamattina era tutto diverso.
Quante volte l’aveva sognato da bambino, svegliarsi ed essere come Superman, il professor Xavier, Peter Parker, sua madre non aveva mai capito la sua passione per i ragni, quel farseli camminare addosso, le sembrava strano, le faceva anche un poco paura.
Se avesse saputo, se avesse immaginato che era solo un tentativo assurdo di farsi mordere per diventare come Spiderman, che cose cretine si fanno da bambini.
Che poi no, non sono cretine, credere di poter diventare un supereroe e’ una cosa bellissima, crescere fa meno paura e se si puo’ pensare che domani risolverai i problemi tuoi e del mondo con una ragnatela.
Non che adesso avesse a disposizione delle ragnatele, no.
Era solo che aprendo gli occhi aveva capito che tutto era diverso.
Aveva guardato la radiosveglia emettere quel suono fastidioso che non era mai riuscito a cambiare e in un attimo il suo cervello gli aveva presentato la soluzione.
I tasti da schiacciare, la sequenza, aveva provato subito a farlo, per avere conferme ed era cosi’ che aveva inserito la radio.
Ascoltando distrattamente la notizia d’economia che lo speaker stava dando, mentre armeggiava con la sveglia, si accorse di avere la soluzione al problema che proponeva, tassi d’interesse, spread, prestiti tra nazioni, e lui penso’ certo come no, non riesco a far quadrare il conto in banca figurati se adesso so come rivoluzionare l’assetto economico europeo.
Poi pero’ si fermo’ di scatto, rifece con calma il ragionamento e capi’ di avere ragione, era una sensazione pazzesca, sapeva di avere ragione, non sapeva perche’ ma era certo che quella fosse la soluzione.
Come in quei film quando l’attore vede immagini che s’intersecano e il regista ce le mostra come dei disegni astratti fatti di forme e numeri, dandoci un assaggio della mente del protagonista, che risolve tutto senza una spiegazione logica.
Scrollo’ la testa e ando’ in bagno.
Per curiosita’ prese il giornale con le tabelle di sudoku che sua moglie faceva mentre aspettava quella che lei chiamava “l’ispirazione”.
Il rapporto tra donne e gabinetto sarebbe per sempre stato un mistero, perche’ entrarci ed aspettare ore?, anche se fosse diventato davvero illuminato non ne sarebbe mai venuto a capo.
Mentre pensava questo non si accorse neanche di prendere la matita e completare il quadro che la rivista catalogava come “difficolta’ elevata”.
Ok calma, si stava spaventando un po’.
Scese, tento’ di ripetere i gesti consueti, saluto ai figli, tovagliette, mani che si passavano tazze e vasetti di marmellate, conversazioni assonnate e surreali da primo mattino, quando ognuno parla delle proprie cose come se avesse ancora addosso un po’ lo strascico di un sogno difficile da allontanare, quando ci si risponde con giusto quella frazione di ritardo, giustificata dalla pigrizia e dal calore del letto appena lasciato.
Fece attenzione a non raccogliere quei pensieri di sottofondo che gli davano idee su tutto, dall’organizzazione della giornata in corso al perche’ fosse meglio il miele nel pane e non la cioccolata.
Un perche’ fatto di valori nutritivi giusti alla caloria, alla piu’ facile scomposizione degli elementi, elencati uno per uno, alla loro assimilazione.
Gli pareva di essere un computer e decise che non gli piaceva per niente.
Una volta usciti tutti di casa si trovo’ a ragionare, in modo tradizionale, su quello che gli stava capitando.
E decise di fare una prova.
Si preparo’ un caffe’, domandandosi se sarebbe mai riuscito a berne ancora uno solubile, visto quello che il suo cervello gli aveva appena raccontato, e si mise al computer.
Voleva vedere se con le sue nuove particolarissime qualita’ avrebbe potuto darsi quelle risposte del quale il mondo aveva cosi’ tanto bisogno.
Passo la mattina a vagare tra siti e giornali, pagine di blog e canzoni tradotte, aveva visto che gli bastava vedere un testo con la traduzione a parte per imparare una lingua.
La paura crescente e la voglia di capire invadente.
Lo trovarono cosi’ la sera, tornando da scuole e lavoro, niente di strano che fosse al computer, lavorava da casa.
Saluto’ distratto, disse di non avere fame e continuo’ a digitare per ore.
La moglie lo guardava preoccupata, ma neanche piu’ di tanto, aveva sposato un artista, ne era venuta ai patti tanti anni prima.
Gli porto’ l’ultima tazza di caffe’ prima di andare a letto, gli fece la solita raccomandazione, non fare troppo tardi e dopo averlo baciato sulla testa si avvio’ verso la camera da letto.
Erano ormai le due quando gli appunti, inutili visto che ormai ricordava tutto, che per forza d’abitudine stava prendendo, divennero chiari.
Aveva il quadro esatto del terrorismo mondiale, sapeva da dove nascesse, cosa lo muovesse, anche se quello lo aveva intuito anche da normale, come si muoveva, cosa avrebbe fatto, come si sarebbe evoluto.
Ed ebbe paura.
Una paura sorda, indescrivibile, che gli faceva battere il cuore e sudare le mani.
Chissa’ se uno coi superpoteri puo’ provare paura si chiese, perche’ lui ne aveva parecchia.
E non per gli attacchi a venire o il lento, inesorabile propagarsi del fanatismo e dell’uso che ne sarebbe stato fatto.
No la paura era data dal resto, dal fatto che gli fosse altrettanto chiaro che tutto fosse gia’ noto a chi avrebbe dovuto fare qualcosa, che i disegni erano stabiliti e le reazioni pianificate, il prima e dopo concordati, come se il mondo non fosse altro che un grande palcoscenico e le creature che lo popolavano degli attori senza copione che recitavano a braccio, pagati per giunta il minimo sindacale, col consumismo.
Si passo’ una mano nei capelli, bevve un sorso di liquido marrone ormai freddo e penso’ che se ne fregava se era veleno, gli piaceva e avrebbe continuato a berlo, a volte l’ignoranza ha un buon sapore.
Si appoggio’ allo schienale sorridendo amaramente.
Tutti quelli a cui avrebbe pensato di dire quel che sapeva, che credeva potessero aiutare, erano al corrente, e quelli che ci avevano provato a cambiare le cose seppelliti da pratiche legali e distrutti in credibilita’ e affetti.
Si trovo’ a pensare che c’era piu’ eleganza una volta, quando a seppellire chi tentava di ribellarsi era solo la terra.
Ma qualcosa bisognava fare.
Ci avrebbe pensato con calma, avrebbe monitorato tutto fino a trovare una crepa nel sistema, uno spiraglio di luce da dove far trapelare la verita’.
Per ora doveva solo stare tranquillo, continuare quel che faceva da anni, combattere il sistema a suon d’ironia.
Spense il computer, prese la matita e il foglio bianco e inizio’ velocemente a disegnare….
Questa e’solo una storia, quasi un racconto di fantascienza, mi gira in testa da ieri l’idea, perche’ poi il tutto succede mentre scrivo, si evolve, cambia, ad esempio ho deciso verso la quarantesima riga che lavoro avrebbe fatto il mio supereroe e non perche’ li rivesta d’eroismo, ma per un gesto di rispetto, perche’ mi permetteva una chiusa che mi piace molto.
L’idea mi e’ venuta da una paura reale, ho pensato ma se sapessi tutto a chi lo direi? E mi sono accorta di non avere una risposta.
Il pensiero di non potermi fidare di nessuno tra quelli che decidono per il mondo, mi ha smarrita completamente.
Quello che e’ successo in Francia e’ terribile, terribile per i mille quesiti che presenta, per la sensazioni di precarieta’ e pericolo in cui fa sprofondare tutti.
Ieri una delle immagini piu’ forti e’ stata una Parigi invasa da migliaia di persone, c’erano luci rosse, tutto era avvolto come da un’atmosfera natalizia, se solo la frase fosse stata Bon Noel e non 12 morts et 66 millions de blesses.
12 morti e 66 milioni di feriti.
Ecco credo che i feriti siano 7 miliardi.
Ma non da l’altro ieri, da molto, solo che a volte avviene un qualcosa che scrolla il tappeto e tira fuori la polvere e non possiamo far finta di non vederla.
Non voglio parlare di fanatismo religioso, non voglio dire aveva ragione la Fallaci, anzi no meglio Terzani per citare due delle voci che ho sentito rimbalzare sul web nelle ultime ore.
Per natura non riesco a credere al tutti brutti e cattivi, ma per esperienza so che gli insegnamenti indotti fanno molto e spesso danni, detto questo se qualcuno compisse una follia in mio nome prenderei delle distanze forti, spero che avvenga.
Non conoscevo Charlie Hebdo, conoscevo Wolinski per le vignette su Linus, ho visto le tavole pubblicate sul giornale.
Alcune mi sono piaciute molto, altre le ho trovate orribili ma non e’ ovviamente questo il punto
E quelli che per fare gli originali parlano di populismo per i je sius charlie dilaganti, forse per una volta fanno gli originali per niente.
Anzi, a volte, originalita’ e qualunquismo son cosi’ estremi che si confondono.
Perche’ qui non si parla di osannare un’icona che fino a ieri ci aveva trovati indifferenti solo per far parte di un coro.
Qui si parla di liberta’ e credo che non ci sia liberta’ piu’ grande di quella che ci permette di difendere le liberta’ che a noi non piacciono per niente.