il diritto di dire di no!

Arriva anticipato da una scampanellata.
Si scusa subito dell'orario.
Inizia a parlare a ruota libera, deve farlo, sa perfettamente che mi sta proponendo un copione già sentito decine di volte e che deve variare un po' il testo, quindi non mi lascia proferir verbo.
Mi dice di non spaventarmi, perché mai dovrei poi, non ho l'aspetto di Biancaneve e lo spirito men che meno e lo si vede ad occhio nudo.
Racconta che sarà in giro per il quartiere per un paio di giorni e che i carabinieri han detto a lui e al suo amico di presentarsi affinché la popolazione timorosa e colpita dai tanti furti non chiami in centrale in massa.
Fa il nome di una vicina che è stata molto carina e gentile.
Mi dice di star serena è nero ma non morde, e non è nero per niente, se non di capelli e poi comunque non avrei mai abbinato un colore ai morsi, ma tant'è...
Lo lascio parlare.
Non sottolineo che non siamo nel bronx e che quello che vuole da noi è palese.
Racconta la sua storia, che voglio sperare sia vera...anche se vista la tristezza sarebbe preferibile che non lo fosse.
Arriva da una centro, comune, che raccogli persone che hanno dichiarato fallimento e che per questo non hanno la possibilità, dice, di trovare lavoro se non in ambito sociale.
Ha una figlia, la moglie morta alla nascita della piccola, nascita che ha lasciato la bimba disabile.
Lui ex-imprenditore che , a causa del problema familiare, è finito in mano alle banche dichiarando in 5 mesi fallimento.
E qui mi racconta di cifre minime per essere dichiarato idoneo a tenere con se la figlia, 561 euro mese mi pare di ricordare, figlia che per ora è in orfanotrofio.
A grappolo alterna complimenti al cane e a me, parlando ha fatto in modo di sapere la mia età, e mi dice che me li porto benissimo.
Io nel frattempo ascolto e alla fine mi dice quello per cui è arrivato, per cui mi ha tenuto sul cancello e che aspetto da circa 10 minuti.
Può offrirmi, penne a sfera, cerotti in confezioni da 100 e stracci in microfibra.
Gli chiedo cosa vuole.
5 euro uno per l'altro.
Poco meno di un'ora di lavoro di Enea, metà del costo di vendita di un mio libro su cui devo pagare il 24 % di tasse.
E dico no grazie.
Cambia immediatamente atteggiamento.
Diventa arrogante e offensivo.
Mi chiede se 5 euro mi cambiano la vita.
Io rispondo che probabilmente 5 no, ma se inizio a dare a tutti 5 euro la vita mi cambia eccome.
Allora inizia a guardarmi cattivo e mi ricorda che ha una figlia disabile in orfanotrofio.
E a me iniziano a girare, con licenza poetica parlando, i coglioni.
Gli faccio notare che tentare di farmi sentire in colpa non è sicuramente il modo giusto per ottenere qualcosa da me.
Mi dice di non provare a dirgli buona fortuna che non lo vuole sentire, cosa che, sarò cattiva, a quel punto non mi passava neanche per la testa.
Se ne va sproloquiando ad alta voce dicendo che qui si tratta di tirar fuori una bambina dall'orfanotrofio e che la gente è indifferente e altro che non sto neanche a sentire.
Rientro in casa e mi incazzo ancora di più.
Mi incazzo perché son stufa!
Son stufa della gente che punta sui sensi di colpa, che tenta di farmi sentire a disagio parlandomi di quanto è stato generoso il vicino, o di quanto sfortunata sia la sua vita.
Quando in fondo mi sta solo chiedendo di dargli dei soldi senza aprir bocca.
Perché non mi è possibile dire di no, il mio libero arbitrio soffocato dallo spettro di diventare la cattiva della storia, la strega malvagia che lascia la bimba, il bimbo, l'ex-tossico a cui serve un'altra possibilità, nella merda.
Non ci sto più!
A me e alla mia famiglia per ora non manca nulla, ma non ci concediamo più di quel tanto e quello che ci concediamo ce lo siamo sudato.
Siamo dei privilegiati, riusciamo ad arrivare a fine mese e abbiamo anche Sky...e non mi scuserò per questo.
Ne ho le scatole piene di non poter decidere chi aiutare e chi no, senza che qualcuno mi riversi addosso rancore o mi lanci maledizioni.
Stufa di studenti trentacinquenni che mi vogliono rifilare cerotti che non attaccano e panni magici perché l'università costa.
Magari studiare qualche ora in più invece di spiegarmi le meraviglie dello straccetto in microfibra la laurea l'avrebbero già anche presa.
Ma quello di cui sono più stufa, io che dico che ognuno è libero di fare quel che vuole, è che qualcuno si prenda il diritto di decidere che questa libertà io non ce l'abbia.
Si scusa subito dell'orario.
Inizia a parlare a ruota libera, deve farlo, sa perfettamente che mi sta proponendo un copione già sentito decine di volte e che deve variare un po' il testo, quindi non mi lascia proferir verbo.
Mi dice di non spaventarmi, perché mai dovrei poi, non ho l'aspetto di Biancaneve e lo spirito men che meno e lo si vede ad occhio nudo.
Racconta che sarà in giro per il quartiere per un paio di giorni e che i carabinieri han detto a lui e al suo amico di presentarsi affinché la popolazione timorosa e colpita dai tanti furti non chiami in centrale in massa.
Fa il nome di una vicina che è stata molto carina e gentile.
Mi dice di star serena è nero ma non morde, e non è nero per niente, se non di capelli e poi comunque non avrei mai abbinato un colore ai morsi, ma tant'è...
Lo lascio parlare.
Non sottolineo che non siamo nel bronx e che quello che vuole da noi è palese.
Racconta la sua storia, che voglio sperare sia vera...anche se vista la tristezza sarebbe preferibile che non lo fosse.
Arriva da una centro, comune, che raccogli persone che hanno dichiarato fallimento e che per questo non hanno la possibilità, dice, di trovare lavoro se non in ambito sociale.
Ha una figlia, la moglie morta alla nascita della piccola, nascita che ha lasciato la bimba disabile.
Lui ex-imprenditore che , a causa del problema familiare, è finito in mano alle banche dichiarando in 5 mesi fallimento.
E qui mi racconta di cifre minime per essere dichiarato idoneo a tenere con se la figlia, 561 euro mese mi pare di ricordare, figlia che per ora è in orfanotrofio.
A grappolo alterna complimenti al cane e a me, parlando ha fatto in modo di sapere la mia età, e mi dice che me li porto benissimo.
Io nel frattempo ascolto e alla fine mi dice quello per cui è arrivato, per cui mi ha tenuto sul cancello e che aspetto da circa 10 minuti.
Può offrirmi, penne a sfera, cerotti in confezioni da 100 e stracci in microfibra.
Gli chiedo cosa vuole.
5 euro uno per l'altro.
Poco meno di un'ora di lavoro di Enea, metà del costo di vendita di un mio libro su cui devo pagare il 24 % di tasse.
E dico no grazie.
Cambia immediatamente atteggiamento.
Diventa arrogante e offensivo.
Mi chiede se 5 euro mi cambiano la vita.
Io rispondo che probabilmente 5 no, ma se inizio a dare a tutti 5 euro la vita mi cambia eccome.
Allora inizia a guardarmi cattivo e mi ricorda che ha una figlia disabile in orfanotrofio.
E a me iniziano a girare, con licenza poetica parlando, i coglioni.
Gli faccio notare che tentare di farmi sentire in colpa non è sicuramente il modo giusto per ottenere qualcosa da me.
Mi dice di non provare a dirgli buona fortuna che non lo vuole sentire, cosa che, sarò cattiva, a quel punto non mi passava neanche per la testa.
Se ne va sproloquiando ad alta voce dicendo che qui si tratta di tirar fuori una bambina dall'orfanotrofio e che la gente è indifferente e altro che non sto neanche a sentire.
Rientro in casa e mi incazzo ancora di più.
Mi incazzo perché son stufa!
Son stufa della gente che punta sui sensi di colpa, che tenta di farmi sentire a disagio parlandomi di quanto è stato generoso il vicino, o di quanto sfortunata sia la sua vita.
Quando in fondo mi sta solo chiedendo di dargli dei soldi senza aprir bocca.
Perché non mi è possibile dire di no, il mio libero arbitrio soffocato dallo spettro di diventare la cattiva della storia, la strega malvagia che lascia la bimba, il bimbo, l'ex-tossico a cui serve un'altra possibilità, nella merda.
Non ci sto più!
A me e alla mia famiglia per ora non manca nulla, ma non ci concediamo più di quel tanto e quello che ci concediamo ce lo siamo sudato.
Siamo dei privilegiati, riusciamo ad arrivare a fine mese e abbiamo anche Sky...e non mi scuserò per questo.
Ne ho le scatole piene di non poter decidere chi aiutare e chi no, senza che qualcuno mi riversi addosso rancore o mi lanci maledizioni.
Stufa di studenti trentacinquenni che mi vogliono rifilare cerotti che non attaccano e panni magici perché l'università costa.
Magari studiare qualche ora in più invece di spiegarmi le meraviglie dello straccetto in microfibra la laurea l'avrebbero già anche presa.
Ma quello di cui sono più stufa, io che dico che ognuno è libero di fare quel che vuole, è che qualcuno si prenda il diritto di decidere che questa libertà io non ce l'abbia.