IL DIRITTO DI FARE LA FILA

Non credo esista motivazione che possa giustificare la repressione del pensiero e delle libertà altrui.
Mi sto accorgendo che ultimamente lo scrivo spesso e questo non mi piace neanche un po’.
Penso però che, mi ripugna ammetterlo, sia insito nella natura umana.
Non può esistere religione, ideologia, razza…niente è giustificabile certo, ma almeno quando lo si faceva in nome di questi ideali, seppur abominevole, sembrava che in qualcosa si credesse.
In maniera contorta e distorta certo, ma c’era una convinzione di fondo e un modo malato per portarla avanti.
Si facevano guerre per soggiogare le libertà degli altri, ci si metteva in gioco, si rischiava a volte la vita.
C’era una sorta di aberrante e distorta nobiltà d’intenti.
Adesso si massacrano fisicamente e moralmente gli altri per ogni inezia.
Abbiamo la presunzione di avere il verbo in mano, di essere i tenutari del sapere e della libertà.
E tutto questo viene amplificato dalla rete e dal web.
Non mi sentirete mai dire che i social ed internet sono il nuovo demonio.
Credo che ogni generazione abbia i suoi mezzi e le sue opportunità, ma penso anche che a volte ci sia chi non è abbastanza evoluto per usarli.
E così migliaia di parole spese contro chi si è docciato per la sla, insulti digitati sulle foto di Belen, minacce alla Lucarelli e addirittura a Gianni Morandi, che pover’anima a volte pare Biancaneve.
Le sentinelle che vogliono avere il diritto di dire che non vogliono i diritti degli altri.
Oggi credo però che si sia toccato il fondo.
Perché il resto un senso, contorto, può averlo, per le docce della sla quello di accusare di egocentrismo e di portare avanti un modo più defilato di fare beneficenza, per Belen e la Lucarelli…no in quel caso è invidia e punto, non concepisco un mi piace messo al solo fine di insultare.
Ma che senso potrà mai avere tirare uova marce e farina contro la fila davanti all’apple store?
Fila che, per assurda che sia, non disturba nessuno tranne forse chi soffre di difetti idrici e deve tenersi la pipì per ore per non perdere la priorità acquisita, parlando con un gergo caro agli operatori telefonici.
Si sprecano le riflessioni sociologiche.
È una protesta ai mali del tempo in cui viviamo, alla politica del consumismo, all’apparire contrapposto all’essere.
Gente che non arriva a fine mese che s’indebita per il nuovo oggetto di culto, figli di genitori che tirano la carretta per poi vedersi sottrarre i risparmi dai loro virgulti per l’ultimo ritrovato della telefonia.
E così via di pensieri a sentenze, che ci starebbero anche se non fosse che a quelli son seguiti i fatti.
Perché avere la propria opinione è sacrosanto ma tirare uova su chi ce l’ha differente dalla tua è fascista o comunista da soviet.
Detto questo io non voglio entrare nel merito se la fila per l’iphone sia cosa buona è giusta, credo sia anche quella figlia dei tempi in cui viviamo, della “puntura” di cui parla la Fallaci in Niente e così sia.
Quella cosa, quella panacea, che ci rende insensibili a quello che ci avviene intorno noi, che ci fa credere che qualcosa di bello esista ancora, che ci fa pensare di aver mantenuto uno status una parvenza di benessere.
Forse è davvero per quello che in fondo delle creature passano giornate intere ad aspettare di poter mettere le mani sul giocattolo nuovo: se posso fare una cosa del genere non può essere proprio così male vivere.
E pensando a questo mi viene una domanda.
Ma è più stupido spendere delle ore per ottenere qualcosa che per un attimo ci fa stare bene o perdere del tempo tirando uova a chi non la pensa come noi?
Mi sto accorgendo che ultimamente lo scrivo spesso e questo non mi piace neanche un po’.
Penso però che, mi ripugna ammetterlo, sia insito nella natura umana.
Non può esistere religione, ideologia, razza…niente è giustificabile certo, ma almeno quando lo si faceva in nome di questi ideali, seppur abominevole, sembrava che in qualcosa si credesse.
In maniera contorta e distorta certo, ma c’era una convinzione di fondo e un modo malato per portarla avanti.
Si facevano guerre per soggiogare le libertà degli altri, ci si metteva in gioco, si rischiava a volte la vita.
C’era una sorta di aberrante e distorta nobiltà d’intenti.
Adesso si massacrano fisicamente e moralmente gli altri per ogni inezia.
Abbiamo la presunzione di avere il verbo in mano, di essere i tenutari del sapere e della libertà.
E tutto questo viene amplificato dalla rete e dal web.
Non mi sentirete mai dire che i social ed internet sono il nuovo demonio.
Credo che ogni generazione abbia i suoi mezzi e le sue opportunità, ma penso anche che a volte ci sia chi non è abbastanza evoluto per usarli.
E così migliaia di parole spese contro chi si è docciato per la sla, insulti digitati sulle foto di Belen, minacce alla Lucarelli e addirittura a Gianni Morandi, che pover’anima a volte pare Biancaneve.
Le sentinelle che vogliono avere il diritto di dire che non vogliono i diritti degli altri.
Oggi credo però che si sia toccato il fondo.
Perché il resto un senso, contorto, può averlo, per le docce della sla quello di accusare di egocentrismo e di portare avanti un modo più defilato di fare beneficenza, per Belen e la Lucarelli…no in quel caso è invidia e punto, non concepisco un mi piace messo al solo fine di insultare.
Ma che senso potrà mai avere tirare uova marce e farina contro la fila davanti all’apple store?
Fila che, per assurda che sia, non disturba nessuno tranne forse chi soffre di difetti idrici e deve tenersi la pipì per ore per non perdere la priorità acquisita, parlando con un gergo caro agli operatori telefonici.
Si sprecano le riflessioni sociologiche.
È una protesta ai mali del tempo in cui viviamo, alla politica del consumismo, all’apparire contrapposto all’essere.
Gente che non arriva a fine mese che s’indebita per il nuovo oggetto di culto, figli di genitori che tirano la carretta per poi vedersi sottrarre i risparmi dai loro virgulti per l’ultimo ritrovato della telefonia.
E così via di pensieri a sentenze, che ci starebbero anche se non fosse che a quelli son seguiti i fatti.
Perché avere la propria opinione è sacrosanto ma tirare uova su chi ce l’ha differente dalla tua è fascista o comunista da soviet.
Detto questo io non voglio entrare nel merito se la fila per l’iphone sia cosa buona è giusta, credo sia anche quella figlia dei tempi in cui viviamo, della “puntura” di cui parla la Fallaci in Niente e così sia.
Quella cosa, quella panacea, che ci rende insensibili a quello che ci avviene intorno noi, che ci fa credere che qualcosa di bello esista ancora, che ci fa pensare di aver mantenuto uno status una parvenza di benessere.
Forse è davvero per quello che in fondo delle creature passano giornate intere ad aspettare di poter mettere le mani sul giocattolo nuovo: se posso fare una cosa del genere non può essere proprio così male vivere.
E pensando a questo mi viene una domanda.
Ma è più stupido spendere delle ore per ottenere qualcosa che per un attimo ci fa stare bene o perdere del tempo tirando uova a chi non la pensa come noi?