
Ve lo ricordate Povia?
Quello prima sponsorizzato a gran voce da Bonolis che gli avrebbe fatto vincere Sanremo per acclamazione con i Bambini che facevano oh, poi vittorioso nel 2006, e qui scusate ho un mancamento pensando al penultimo posto di Zucchero dell’85, dicevo lo ricordate?
La canzone regina era stata “piccione maledetto trrrr”, che non faceva propriamente così, ma vi sfido a singolar tenzone se tra le strofe non infilate questa, che è stato il travisamento più celebre della musica italiana con la Laura di Nek che era andata via con le mutande della zia e Al Bano per cui la felicità era copulare con Romina sulla panchina.
Ecco si fosse fermato lì, avremmo anche accettato, nella lunga storia del festival abbiamo perdonato un sacco di coglioni, figuratevi se non metabolizzavamo i piccioni.
Ma è andato avanti e ci ha propinato Luca.
Luca che era gay e adesso sta con lei, che già di per sé era una cazzata al limite del pericoloso, ma che è andata oltre e adesso, Luca, proprio quel Luca lì, sulle montagne bergamasche tiene dei corsi.
5 giorni full immersion e le vostre demoniache pulsioni sessuali non saranno che un triste e vergognoso ricordo.
Perché han scoperto che l’omosessualità’ è una malattia e va curata a suon di preghiere, simposi, dibattiti e slide.
Vi allego l’articolo che oscilla tra informazioni mistiche e altre deliranti, il giornalista si è finto gay e ha vissuto la riabilitazione senza finire il ciclo, cosa che credo l’abbia condannato a diventare una Sailor Moon. leggi qui
Tra il pool di supporto ovviamente un esperto in esorcismo, neanche a dirlo, figura utilissima per l’estirpazione di Satana più volte citato.
Come sempre, pare sia l’unica cosa provata e universalmente accettata, alla base della malattia c’e’ da verificare il rapporto materno, quanto la figura sia presente e castrante…insomma, tutte in coro con me: mea culpa mea culpa mea grandissima fottutissima culpa.
Ma non è della malattia gay che voglio parlare, anche perché mi sembra dato per certo che non esista in nessun elenco, fisico o psicologico che sia.
Quello che voglio chiedere è una presa di posizione chiara e forte.
Perché fare corsi di cinque giorni per guarire malattie inesistenti, quando ci sono gravi patologie che andrebbero sviscerate e per cui Padre Amorth sarebbe fondamentale?
Vogliamo parlare del tunnel del cappuccino oltre le 11 del mattino?
Il problema è grave e sta infettando una gran parte delle nuove generazioni, che se non arginate potrebbero evidenziare altri sintomi, come la repulsione per la ceretta sulle gambe per le ragazze e i sandali con i pedalini bianchi per i ragazzi.
E cosa dire della parmigiana fatta con le melanzane grigliate e non fritte?
Vogliamo per caso una generazione di bambini che possa accontentarsi dei “vorrei ma non posso”? Spina dorsale! Dobbiamo intervenire.
E cinque giorni dedicati al rapporto tra uso incondizionato e scellerato del leggins non coadiuvati da maglie oversize non li vogliamo spendere? Da una prima veloce indagine questo potrebbe portare a un abbattimento del consumo di superalcolici, poiché una dose di coraggio aggiuntiva non sarebbe necessaria.
E dieci giorni per una terapia d’urto atta ad arginare l’uso dei congiuntivi ad minchiam? Ho già lo slogan per la campagna coadiuvata dall’associazione mondiale della sanità.
“Il congiuntivo a cazzo è una malattia, combattilo o infetterà anche te.”
Quello prima sponsorizzato a gran voce da Bonolis che gli avrebbe fatto vincere Sanremo per acclamazione con i Bambini che facevano oh, poi vittorioso nel 2006, e qui scusate ho un mancamento pensando al penultimo posto di Zucchero dell’85, dicevo lo ricordate?
La canzone regina era stata “piccione maledetto trrrr”, che non faceva propriamente così, ma vi sfido a singolar tenzone se tra le strofe non infilate questa, che è stato il travisamento più celebre della musica italiana con la Laura di Nek che era andata via con le mutande della zia e Al Bano per cui la felicità era copulare con Romina sulla panchina.
Ecco si fosse fermato lì, avremmo anche accettato, nella lunga storia del festival abbiamo perdonato un sacco di coglioni, figuratevi se non metabolizzavamo i piccioni.
Ma è andato avanti e ci ha propinato Luca.
Luca che era gay e adesso sta con lei, che già di per sé era una cazzata al limite del pericoloso, ma che è andata oltre e adesso, Luca, proprio quel Luca lì, sulle montagne bergamasche tiene dei corsi.
5 giorni full immersion e le vostre demoniache pulsioni sessuali non saranno che un triste e vergognoso ricordo.
Perché han scoperto che l’omosessualità’ è una malattia e va curata a suon di preghiere, simposi, dibattiti e slide.
Vi allego l’articolo che oscilla tra informazioni mistiche e altre deliranti, il giornalista si è finto gay e ha vissuto la riabilitazione senza finire il ciclo, cosa che credo l’abbia condannato a diventare una Sailor Moon. leggi qui
Tra il pool di supporto ovviamente un esperto in esorcismo, neanche a dirlo, figura utilissima per l’estirpazione di Satana più volte citato.
Come sempre, pare sia l’unica cosa provata e universalmente accettata, alla base della malattia c’e’ da verificare il rapporto materno, quanto la figura sia presente e castrante…insomma, tutte in coro con me: mea culpa mea culpa mea grandissima fottutissima culpa.
Ma non è della malattia gay che voglio parlare, anche perché mi sembra dato per certo che non esista in nessun elenco, fisico o psicologico che sia.
Quello che voglio chiedere è una presa di posizione chiara e forte.
Perché fare corsi di cinque giorni per guarire malattie inesistenti, quando ci sono gravi patologie che andrebbero sviscerate e per cui Padre Amorth sarebbe fondamentale?
Vogliamo parlare del tunnel del cappuccino oltre le 11 del mattino?
Il problema è grave e sta infettando una gran parte delle nuove generazioni, che se non arginate potrebbero evidenziare altri sintomi, come la repulsione per la ceretta sulle gambe per le ragazze e i sandali con i pedalini bianchi per i ragazzi.
E cosa dire della parmigiana fatta con le melanzane grigliate e non fritte?
Vogliamo per caso una generazione di bambini che possa accontentarsi dei “vorrei ma non posso”? Spina dorsale! Dobbiamo intervenire.
E cinque giorni dedicati al rapporto tra uso incondizionato e scellerato del leggins non coadiuvati da maglie oversize non li vogliamo spendere? Da una prima veloce indagine questo potrebbe portare a un abbattimento del consumo di superalcolici, poiché una dose di coraggio aggiuntiva non sarebbe necessaria.
E dieci giorni per una terapia d’urto atta ad arginare l’uso dei congiuntivi ad minchiam? Ho già lo slogan per la campagna coadiuvata dall’associazione mondiale della sanità.
“Il congiuntivo a cazzo è una malattia, combattilo o infetterà anche te.”