DEDICATO A TE: AI MIEI AMICI, A LUI, AI MIEI FIGLI E AL MIO POSTO NEL MONDO
Erano anni che si trovava sempre nello stesso posto in quella notte magica.
Perché ci sono notti velate di mistero, notti che le creature hanno ricoperto di una patina fatta di sogni e speranze.
Notti in cui una stella che muore fa battere il cuore e accedere un desiderio.
La sedia sdraio posizionata tra i vigneti per allontanarsi dalle luci del giardino, che illuminavano tenuemente il suo posto nel mondo, e il naso all'insù.
Lei mentre scrutava il cielo pensava, pensava a come la fine di una cosa potesse significare la speranza di un'altra, pensava che tutti dovrebbero avere un posto in cui si sentono come d'inverno quando, guardando la neve scendere e ricoprire tutto, sorseggiano cioccolata calda ascoltando carole natalizie.
Un posto in cui sentirsi perfetti.
A prescindere da come ci si arrivi.
Negli anni le era capitato di arrivarci in maniera differente.
C'erano stati momenti belli e momenti brutti, periodi pieni di idee e progetti e momenti in cui aveva la sensazione che il mondo la stesse vivendo senza che lei potesse o riuscisse in qualche modo ad influire sul risultato finale.
Momenti d'impotenza.
Odiava essere impotente, una maniaca del controllo, della programmazione, impotente.
Un ossimoro.
Eppure, in qualsiasi stato d'animo giungesse lì, in un paio di giorni ritrovava il suo centro.
Nei primi anni era un centro fatto di bambini piccoli, gattini randagi e di Lui che finalmente aveva il tempo di guardare negli occhi senza orari e tempi prestabiliti.
Poi erano arrivati gli anni dei ragazzini, delle giornate senza più indicazioni da dare e regole da stabilire, anni in cui sì era decretato che lì le regole erano solo il buonsenso e questo aveva concesso sempre più tempo per Lui: erano stati gli anni dei primi momenti dedicati a raccontar storie.
Se stavano cambiando tante cose era grazie a quei momenti, le prime idee per quel libro così coccolato erano nate lì, allora.
Adesso gli anni avevano portato novità, tanti amici e un senso di condivisione profondo.
Ovunque si girasse sentiva affetto, verso di lei, verso gli altri, l'aria ne era pervasa.
Non c'era nessuno, intorno a lei, che non volesse trovarsi lì.
Lo capiva dall'impegno con cui facevano tutto, che fosse una torta impastata con amore o una corsa sulle colline.
Le piacevano le cose fatte con impegno, davano un risultato quasi sicuro, anche quando non funzionavano: davano la sensazione di aver fatto il proprio dovere e aver lottato per uno scopo.
Foss'anche vincere una gara di tuffi, fosse solo strappare un sorriso a tutti facendolo.
Anche in questo tempo c'era la solita costante.
Lui.
Lui che era sempre presente, sempre in modo nuovo, un modo più complice e rilassato, il modo che solo tanti anni e tanto amore possono portare.
Senza noie e routine, senza per forza inventarsi cose strane, solo la consapevolezza di avere avuto una gran fortuna a trovarsi ed essere stati bravi a tenersi, non dando troppo peso alle giornate in cui i vaffanculo volavano leggeri come polvere sui mobili e pensando spesso che insieme loro erano sempre la soluzione e mai il problema.
E anche stanotte lei era lì.
Si girò a destra e a sinistra, c'erano altre sdraio, altri lettini, c'erano bicchieri che spuntavano da parecchie mani e bottiglie itineranti che arrivavano dove dovevano a riempirli di liquido rosso e profumato che in quel posto era di casa.
Vino fragrante, vino che lei definiva da sniffo, vino che bastava annusare per sentire la testa beata e il sorriso spuntare.
Ascoltò i discorsi dei suoi amici, ora seri, ora assurdi, costellati di risate e battute che, lo sapeva, sarebbero diventate ricordi, sarebbero diventate un codice tutto loro che li avrebbe accompagnati nel tempo.
E allora appoggiò la testa, sollevò il calice, in un muto brindisi a tutti loro e si rimise a guardare il cielo aspettando una stella impegnata nel suo ultimo viaggio.
Sapeva perfettamente quello che avrebbe chiesto.
Avrebbe chiesto di non cambiare niente...era tutto perfetto così.
Erano anni che si trovava sempre nello stesso posto in quella notte magica.
Perché ci sono notti velate di mistero, notti che le creature hanno ricoperto di una patina fatta di sogni e speranze.
Notti in cui una stella che muore fa battere il cuore e accedere un desiderio.
La sedia sdraio posizionata tra i vigneti per allontanarsi dalle luci del giardino, che illuminavano tenuemente il suo posto nel mondo, e il naso all'insù.
Lei mentre scrutava il cielo pensava, pensava a come la fine di una cosa potesse significare la speranza di un'altra, pensava che tutti dovrebbero avere un posto in cui si sentono come d'inverno quando, guardando la neve scendere e ricoprire tutto, sorseggiano cioccolata calda ascoltando carole natalizie.
Un posto in cui sentirsi perfetti.
A prescindere da come ci si arrivi.
Negli anni le era capitato di arrivarci in maniera differente.
C'erano stati momenti belli e momenti brutti, periodi pieni di idee e progetti e momenti in cui aveva la sensazione che il mondo la stesse vivendo senza che lei potesse o riuscisse in qualche modo ad influire sul risultato finale.
Momenti d'impotenza.
Odiava essere impotente, una maniaca del controllo, della programmazione, impotente.
Un ossimoro.
Eppure, in qualsiasi stato d'animo giungesse lì, in un paio di giorni ritrovava il suo centro.
Nei primi anni era un centro fatto di bambini piccoli, gattini randagi e di Lui che finalmente aveva il tempo di guardare negli occhi senza orari e tempi prestabiliti.
Poi erano arrivati gli anni dei ragazzini, delle giornate senza più indicazioni da dare e regole da stabilire, anni in cui sì era decretato che lì le regole erano solo il buonsenso e questo aveva concesso sempre più tempo per Lui: erano stati gli anni dei primi momenti dedicati a raccontar storie.
Se stavano cambiando tante cose era grazie a quei momenti, le prime idee per quel libro così coccolato erano nate lì, allora.
Adesso gli anni avevano portato novità, tanti amici e un senso di condivisione profondo.
Ovunque si girasse sentiva affetto, verso di lei, verso gli altri, l'aria ne era pervasa.
Non c'era nessuno, intorno a lei, che non volesse trovarsi lì.
Lo capiva dall'impegno con cui facevano tutto, che fosse una torta impastata con amore o una corsa sulle colline.
Le piacevano le cose fatte con impegno, davano un risultato quasi sicuro, anche quando non funzionavano: davano la sensazione di aver fatto il proprio dovere e aver lottato per uno scopo.
Foss'anche vincere una gara di tuffi, fosse solo strappare un sorriso a tutti facendolo.
Anche in questo tempo c'era la solita costante.
Lui.
Lui che era sempre presente, sempre in modo nuovo, un modo più complice e rilassato, il modo che solo tanti anni e tanto amore possono portare.
Senza noie e routine, senza per forza inventarsi cose strane, solo la consapevolezza di avere avuto una gran fortuna a trovarsi ed essere stati bravi a tenersi, non dando troppo peso alle giornate in cui i vaffanculo volavano leggeri come polvere sui mobili e pensando spesso che insieme loro erano sempre la soluzione e mai il problema.
E anche stanotte lei era lì.
Si girò a destra e a sinistra, c'erano altre sdraio, altri lettini, c'erano bicchieri che spuntavano da parecchie mani e bottiglie itineranti che arrivavano dove dovevano a riempirli di liquido rosso e profumato che in quel posto era di casa.
Vino fragrante, vino che lei definiva da sniffo, vino che bastava annusare per sentire la testa beata e il sorriso spuntare.
Ascoltò i discorsi dei suoi amici, ora seri, ora assurdi, costellati di risate e battute che, lo sapeva, sarebbero diventate ricordi, sarebbero diventate un codice tutto loro che li avrebbe accompagnati nel tempo.
E allora appoggiò la testa, sollevò il calice, in un muto brindisi a tutti loro e si rimise a guardare il cielo aspettando una stella impegnata nel suo ultimo viaggio.
Sapeva perfettamente quello che avrebbe chiesto.
Avrebbe chiesto di non cambiare niente...era tutto perfetto così.