
Correre le aveva sempre dato un senso assoluto di libertà.
Correre adesso lo aveva amplificato oltre ogni aspettativa.
Adesso era puro movimento, mente elastica in espansione, sguardo oltre l'orizzonte, amava ogni svolta improvvisa, ogni improvvisa salita, ogni discesa, ogni radice che la obbligava ad uno scarto veloce.
Amava sentire il suo cuore pulsare, il fiato uscire regolare e i passi cadenzati.
La notte poi era un incanto, nella notte la sua anima leggera prendeva vita e irradiava una sorta di alone luminoso.
Quasi a riprodurre quella frontale che avrebbe voluto tanto usare e che, per sicurezza e coscienza, non si era mai permessa se non in gruppo.
Che poi si chiedeva, a cosa fosse valsa quella coscienza, quando ci sono cose contro cui non puoi combattere e che non si vedono neanche con un a luce sulla fronte.
Di giorno aveva la tentazione di accodarsi a chi come lei solcava le strade di quel bosco ai confini della città, quel bosco che assomigliava ad una brughiera che sapeva di brughiera, profumava di brughiera e funghi, animali e corteccia.
Si lasciava tentare a volte, si metteva a correre con loro, inseguiva i colori vivaci delle maglie tecniche, delle felpe pesanti, delle scarpe adatte e di quelle improvvisate.
Ascoltava i loro respiri e le loro parole, quando erano in gruppo a volte chiacchieravano: di sciocchezze, di problemi, di vita.
Le ragazze parlavano spesso d'amore, ma non come pensavano gli uomini.
Senza sentimentalismo melenso ma con ironia, rabbia, frustrazione, passione, con cameratismo e goliardia.
Gli uomini tendevano più sul vago, probabilmente quelli per loro non erano argomenti da corsa, ma da birra e serata tranquilla.
Le piaceva molto correre con chi correva da solo.
Le pareva quasi di poter leggere i suoi pensieri, le sue preoccupazioni e di vedere come la corsa riusciva a stemperarli e a far tornare gli occhi limpidi e sgombri di nubi.
Poi c'erano i suoi preferiti, quelli che entravano nel bosco già sorridendo, che correvano per gioia e con gioia, che emanavano luce.
Li seguiva accarezzandoli con lo sguardo perché sapeva che li avrebbe ritrovati.
Si augurava che fosse tra moltissimo tempo ma era certa che sarebbero arrivati.
Quando era successo a lei per un po' era rimasta frastornata, non sapendo cosa fare, tra il tentativo di voler rimanere accanto alla gente che amava e la voglia di capire quale fosse il suo posto, accorgendosi molto presto però di non riuscire ad essere serena e che questo faceva male a chi era rimasto.
Ad un certo punto il cuore si era fatto troppo pesante e lei aveva pensato che avrebbe dato tutto per riprovare ancora una volta la sensazione di correre leggera.
Non sapeva che era esattamente questo che le serviva: un pensiero felice.
Si era ritrovata così tra i suoi boschi, senza limiti e senza tempo, in compagnia di una corsa che dava serenità senza fatica, in grado di non smettere mai, solo pensieri e movimento, solo colori che cambiavano ad ogni stagione e aria che rinfrescava.
Ed era per questo che ora riconosceva il viso di quelli come lei.
Di quelli che avrebbero ad un certo punto pensato di voler solo riprovare quell'incanto.
Era stato bello sapere di aver avuto ragione, infatti una volta, descrivendo un'ipotesi di paradiso, lei aveva ipotizzato che fosse un luogo pieno di quello che ognuno amava, da fare con meraviglia per sempre.
Era certa che se avesse pensato intensamente ai suoi libri si sarebbe ritrovata in una biblioteca e magari ad un certo punto l'avrebbe anche fatto, ma ora voleva solo correre.
Per un po' era stata triste.
Triste al pensiero di non poter rivedere i visi amati.
Ma qualche tempo dopo era apparso lui.
Dapprima con un'ombra nello sguardo, con un dolore palpabile, con lo strazio palesato solo nella carezza ad un tronco dove spesso lei si sedeva per riprendere fiato, poi sempre più sereno, con il sorriso pronto ad emergere dal niente e per niente.
Adesso ogni volta che arrivava dal fondo della strada bianca emanava luce.
Lei aspettava che le passasse accanto e gli si metteva a fianco, ora non le era difficile correre con lui, poteva essere veloce come voleva, anche come il vento.
L'unica cosa che la intristiva era di non poter allungare la mano e toccarlo, le prime volte si trovava a correre con le lacrime che le bagnavano le guance.
Aveva riflettuto su questo, in effetti era una cosa che non avrebbe dovuto succedere, ma in fondo le era sempre piaciuto quando l'anima le si liquefaceva dagli occhi.
Ma adesso non piangeva più, dopo aver visto quella luce, sapeva che lontano, molto lontano nel tempo, ci sarebbe stato il modo di poter tornare a correre insieme consapevoli l'uno dell'altra.
Correre adesso lo aveva amplificato oltre ogni aspettativa.
Adesso era puro movimento, mente elastica in espansione, sguardo oltre l'orizzonte, amava ogni svolta improvvisa, ogni improvvisa salita, ogni discesa, ogni radice che la obbligava ad uno scarto veloce.
Amava sentire il suo cuore pulsare, il fiato uscire regolare e i passi cadenzati.
La notte poi era un incanto, nella notte la sua anima leggera prendeva vita e irradiava una sorta di alone luminoso.
Quasi a riprodurre quella frontale che avrebbe voluto tanto usare e che, per sicurezza e coscienza, non si era mai permessa se non in gruppo.
Che poi si chiedeva, a cosa fosse valsa quella coscienza, quando ci sono cose contro cui non puoi combattere e che non si vedono neanche con un a luce sulla fronte.
Di giorno aveva la tentazione di accodarsi a chi come lei solcava le strade di quel bosco ai confini della città, quel bosco che assomigliava ad una brughiera che sapeva di brughiera, profumava di brughiera e funghi, animali e corteccia.
Si lasciava tentare a volte, si metteva a correre con loro, inseguiva i colori vivaci delle maglie tecniche, delle felpe pesanti, delle scarpe adatte e di quelle improvvisate.
Ascoltava i loro respiri e le loro parole, quando erano in gruppo a volte chiacchieravano: di sciocchezze, di problemi, di vita.
Le ragazze parlavano spesso d'amore, ma non come pensavano gli uomini.
Senza sentimentalismo melenso ma con ironia, rabbia, frustrazione, passione, con cameratismo e goliardia.
Gli uomini tendevano più sul vago, probabilmente quelli per loro non erano argomenti da corsa, ma da birra e serata tranquilla.
Le piaceva molto correre con chi correva da solo.
Le pareva quasi di poter leggere i suoi pensieri, le sue preoccupazioni e di vedere come la corsa riusciva a stemperarli e a far tornare gli occhi limpidi e sgombri di nubi.
Poi c'erano i suoi preferiti, quelli che entravano nel bosco già sorridendo, che correvano per gioia e con gioia, che emanavano luce.
Li seguiva accarezzandoli con lo sguardo perché sapeva che li avrebbe ritrovati.
Si augurava che fosse tra moltissimo tempo ma era certa che sarebbero arrivati.
Quando era successo a lei per un po' era rimasta frastornata, non sapendo cosa fare, tra il tentativo di voler rimanere accanto alla gente che amava e la voglia di capire quale fosse il suo posto, accorgendosi molto presto però di non riuscire ad essere serena e che questo faceva male a chi era rimasto.
Ad un certo punto il cuore si era fatto troppo pesante e lei aveva pensato che avrebbe dato tutto per riprovare ancora una volta la sensazione di correre leggera.
Non sapeva che era esattamente questo che le serviva: un pensiero felice.
Si era ritrovata così tra i suoi boschi, senza limiti e senza tempo, in compagnia di una corsa che dava serenità senza fatica, in grado di non smettere mai, solo pensieri e movimento, solo colori che cambiavano ad ogni stagione e aria che rinfrescava.
Ed era per questo che ora riconosceva il viso di quelli come lei.
Di quelli che avrebbero ad un certo punto pensato di voler solo riprovare quell'incanto.
Era stato bello sapere di aver avuto ragione, infatti una volta, descrivendo un'ipotesi di paradiso, lei aveva ipotizzato che fosse un luogo pieno di quello che ognuno amava, da fare con meraviglia per sempre.
Era certa che se avesse pensato intensamente ai suoi libri si sarebbe ritrovata in una biblioteca e magari ad un certo punto l'avrebbe anche fatto, ma ora voleva solo correre.
Per un po' era stata triste.
Triste al pensiero di non poter rivedere i visi amati.
Ma qualche tempo dopo era apparso lui.
Dapprima con un'ombra nello sguardo, con un dolore palpabile, con lo strazio palesato solo nella carezza ad un tronco dove spesso lei si sedeva per riprendere fiato, poi sempre più sereno, con il sorriso pronto ad emergere dal niente e per niente.
Adesso ogni volta che arrivava dal fondo della strada bianca emanava luce.
Lei aspettava che le passasse accanto e gli si metteva a fianco, ora non le era difficile correre con lui, poteva essere veloce come voleva, anche come il vento.
L'unica cosa che la intristiva era di non poter allungare la mano e toccarlo, le prime volte si trovava a correre con le lacrime che le bagnavano le guance.
Aveva riflettuto su questo, in effetti era una cosa che non avrebbe dovuto succedere, ma in fondo le era sempre piaciuto quando l'anima le si liquefaceva dagli occhi.
Ma adesso non piangeva più, dopo aver visto quella luce, sapeva che lontano, molto lontano nel tempo, ci sarebbe stato il modo di poter tornare a correre insieme consapevoli l'uno dell'altra.