
Cari figli miei,
lo so che credete che io mi sia forgiata sulle orme della mitica Rottermair, che Grimilde sia stata la mia icona di stile e che da bambina costringessi il Cicciobello a finire tutta la frutta, ma vi posso assicurare che non è così.
Io sono stata anche normale.
Lontana dalla bipolare che conoscete, capace di cambiare registro di voce nel giro di 3 secondi, in grado di sfanculare uno di voi e avere parole amorevoli per gli altri contemporaneamente.
Giuro che non costringevo la Barbie ad andarsene in giro sempre con le scarpe e che non l’assillavo ad usare forchetta e coltello, anche perché, cazzo, lei faceva sempre come dicevo io!
Scusate ho divagato.
Quello che volevo dirvi, e qui uso una metafora che potete capire: io non sono una rompiballe, siete voi che mi disegnate così.
Vi giuro sulla trilogia di Matrix che non mi porta giovamento alcuno ricordarvi di tirare l’acqua e guardarvi alle spalle dopo aver espletato le vostre funzioni corporee, che possano creparsi tutti i cd dei Muse se dirvi 48 volte al giorno di non lasciare le scarpe abbandonate in mezzo alla sala come navi alla deriva mi riempia di gioia.
Così come ricordarvi, compiti, ordine e le norme basilari della buona educazione, non sia tra le mie priorità quando apro gli occhi al mattino.
Anzi, vi confido un segreto: sono cose che mi annoiano da morire, la mia voce che le ripete continuamente è cacofonia pura.
Purtroppo, però, se si vuole che in giro per il mondo voi siate civili e rispettosi, serve necessariamente frantumarvi i maroni in casa…è un assioma, per quello di voi tre che ama matematica, un dogma per quelle più portate alla filosofia, così che non si dica che non sono chiara.
Potrei, sia chiaro, farne sicuramente a meno, dipende tutto da voi amori cari, il problema è che a volte ho dei grandi dubbi sulla vostra memoria a breve termine, magari mangiaste un poco più di pesce….
Dovete capire che mentre in una mano ho un piatto e con l’altra giro le cotolette, se vi chiedo qualcosa, assistere alla vostra diatriba sindacale con tanto di lista degli ultimi lavori svolti elencata in ordine di tempo occorso, atta a decidere chi debba portare i pomodori a tavola, mi urta leggermente i nervi.
Quasi quanto le crisi isteriche per decidere chi debba stare davanti in auto o scegliere la canzone da sentire.
Ovviamente non voglio limitare la vostra libertà di confronto costruttivo, solo, se poteste rinchiudervi in una stanza e alzare la musica mentre le tre sigle sindacali trattano, lo gradirei molto.
In fondo non sta bene far sentire alla confindustria che i sindacati non sono coesi, lo faccio per voi, si rischia di mostrare il fianco a ricatti, fatevi furbi.
Compattezza e tranquillità ottengono molto di più di bagarre e agitazione.
Siete la generazione “faccio cose vedo gente” e qui parte della colpa, a onor del vero, va data al mondo di oggi e parte a noi mamme 2.0 con manie organizzative, ma vi giuro che potete affrancarvi da questo destino crudele.
Non è necessario avere solo un’idea di vaga di quando vi dovrete trovare con gli amici, a che ora e a fare cosa.
Anche per noi a volte era così, ma era reticenza non disorganizzazione.
E' vero, andavamo da soli già da piccoli e ci si svegliava prima, le distanze erano più compatte, ma questo non può influire sul fatto che alle 20.38 sia delinquenziale dirmi che la mattina dopo avete bisogno di un album da disegno riquadrato, quattro rotoli di carta crespa e un lombrico da mettere nel terrario di classe.
Sapere alle quattro che alle quattro e un quarto dovete essere al cinema per un compleanno per cui necessita un regalo è, anime belle, sfidare la sorte dei miei nervi tesi e prima o poi finirete, vi avverto, per portare in dono il tostapane con ancora i residui di sottiletta dentro.
Quello che voglio spiegarvi dall’inizio è, che ci crediate o no, che c’è stato un tempo in cui vivevo di leggerezza, un tempo in cui rompere le palle al prossimo era l’ultimo dei miei problemi.
O almeno…a uno dei miei prossimi le balle le rompevo eccome.
Alla mia mamma, e forse proprio per questo adesso lo faccio con così grande perizia con voi.
Quindi per concludere, io sono pronta ad accettare questo gioco di ruoli, se voi riconoscete la mia rigidità come un effetto collaterale del lavoro che svolgo.
E ricordatevi che se dio vorrà io ci sarò, ci sarò quando triturerete gli zebedei a quegli angeli dei miei nipoti, ci sarò quando darete di matto per le orme sul parquet appena pulito e per la bresaola mangiata con le mani.
Sarò lì e sorriderò felice.
E non perché sarete diventati come me, no, sorriderò perché saprò che, come voi, i vostri figli avranno la possibilità di essere civili.
E visto che siete due femmine e un maschio, lasciate che dica due parole a quello che non sarà madre.
Tesoro caro, prima di dire a tua moglie che è una rompipalle, rompile tu un poco alla figliolanza, che passare sempre per stronze non fa bene a nessuno e ci inacidisce anche un poco.
Con amore
La vostra cara mamma con un estremo bisogno di leggerezza.
lo so che credete che io mi sia forgiata sulle orme della mitica Rottermair, che Grimilde sia stata la mia icona di stile e che da bambina costringessi il Cicciobello a finire tutta la frutta, ma vi posso assicurare che non è così.
Io sono stata anche normale.
Lontana dalla bipolare che conoscete, capace di cambiare registro di voce nel giro di 3 secondi, in grado di sfanculare uno di voi e avere parole amorevoli per gli altri contemporaneamente.
Giuro che non costringevo la Barbie ad andarsene in giro sempre con le scarpe e che non l’assillavo ad usare forchetta e coltello, anche perché, cazzo, lei faceva sempre come dicevo io!
Scusate ho divagato.
Quello che volevo dirvi, e qui uso una metafora che potete capire: io non sono una rompiballe, siete voi che mi disegnate così.
Vi giuro sulla trilogia di Matrix che non mi porta giovamento alcuno ricordarvi di tirare l’acqua e guardarvi alle spalle dopo aver espletato le vostre funzioni corporee, che possano creparsi tutti i cd dei Muse se dirvi 48 volte al giorno di non lasciare le scarpe abbandonate in mezzo alla sala come navi alla deriva mi riempia di gioia.
Così come ricordarvi, compiti, ordine e le norme basilari della buona educazione, non sia tra le mie priorità quando apro gli occhi al mattino.
Anzi, vi confido un segreto: sono cose che mi annoiano da morire, la mia voce che le ripete continuamente è cacofonia pura.
Purtroppo, però, se si vuole che in giro per il mondo voi siate civili e rispettosi, serve necessariamente frantumarvi i maroni in casa…è un assioma, per quello di voi tre che ama matematica, un dogma per quelle più portate alla filosofia, così che non si dica che non sono chiara.
Potrei, sia chiaro, farne sicuramente a meno, dipende tutto da voi amori cari, il problema è che a volte ho dei grandi dubbi sulla vostra memoria a breve termine, magari mangiaste un poco più di pesce….
Dovete capire che mentre in una mano ho un piatto e con l’altra giro le cotolette, se vi chiedo qualcosa, assistere alla vostra diatriba sindacale con tanto di lista degli ultimi lavori svolti elencata in ordine di tempo occorso, atta a decidere chi debba portare i pomodori a tavola, mi urta leggermente i nervi.
Quasi quanto le crisi isteriche per decidere chi debba stare davanti in auto o scegliere la canzone da sentire.
Ovviamente non voglio limitare la vostra libertà di confronto costruttivo, solo, se poteste rinchiudervi in una stanza e alzare la musica mentre le tre sigle sindacali trattano, lo gradirei molto.
In fondo non sta bene far sentire alla confindustria che i sindacati non sono coesi, lo faccio per voi, si rischia di mostrare il fianco a ricatti, fatevi furbi.
Compattezza e tranquillità ottengono molto di più di bagarre e agitazione.
Siete la generazione “faccio cose vedo gente” e qui parte della colpa, a onor del vero, va data al mondo di oggi e parte a noi mamme 2.0 con manie organizzative, ma vi giuro che potete affrancarvi da questo destino crudele.
Non è necessario avere solo un’idea di vaga di quando vi dovrete trovare con gli amici, a che ora e a fare cosa.
Anche per noi a volte era così, ma era reticenza non disorganizzazione.
E' vero, andavamo da soli già da piccoli e ci si svegliava prima, le distanze erano più compatte, ma questo non può influire sul fatto che alle 20.38 sia delinquenziale dirmi che la mattina dopo avete bisogno di un album da disegno riquadrato, quattro rotoli di carta crespa e un lombrico da mettere nel terrario di classe.
Sapere alle quattro che alle quattro e un quarto dovete essere al cinema per un compleanno per cui necessita un regalo è, anime belle, sfidare la sorte dei miei nervi tesi e prima o poi finirete, vi avverto, per portare in dono il tostapane con ancora i residui di sottiletta dentro.
Quello che voglio spiegarvi dall’inizio è, che ci crediate o no, che c’è stato un tempo in cui vivevo di leggerezza, un tempo in cui rompere le palle al prossimo era l’ultimo dei miei problemi.
O almeno…a uno dei miei prossimi le balle le rompevo eccome.
Alla mia mamma, e forse proprio per questo adesso lo faccio con così grande perizia con voi.
Quindi per concludere, io sono pronta ad accettare questo gioco di ruoli, se voi riconoscete la mia rigidità come un effetto collaterale del lavoro che svolgo.
E ricordatevi che se dio vorrà io ci sarò, ci sarò quando triturerete gli zebedei a quegli angeli dei miei nipoti, ci sarò quando darete di matto per le orme sul parquet appena pulito e per la bresaola mangiata con le mani.
Sarò lì e sorriderò felice.
E non perché sarete diventati come me, no, sorriderò perché saprò che, come voi, i vostri figli avranno la possibilità di essere civili.
E visto che siete due femmine e un maschio, lasciate che dica due parole a quello che non sarà madre.
Tesoro caro, prima di dire a tua moglie che è una rompipalle, rompile tu un poco alla figliolanza, che passare sempre per stronze non fa bene a nessuno e ci inacidisce anche un poco.
Con amore
La vostra cara mamma con un estremo bisogno di leggerezza.