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DI FIGLI, ADOZIONI E DIRITTI

1/28/2016

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Su una cosa sono d'accordo con Bagnasco, e solo dirlo mi provoca un attacco repentino di orticaria.
I figli non sono un diritto.
Bisognerebbe meritarseli.
Uso il condizionale perché, purtroppo, nelle unioni così dette normali è una cosa che non si può fare.
E non per volere divino, ma per convenzione sociale.
La famiglia strutturata madre padre figli è una convenzione sociale, non data dall'evoluzione della specie.
C'è un sacco di confusione su questo.
C'è un sacco di confusione su tutto.
Quella che preferisco è l'asserzione che i figli cresciuti da coppie omosessuali abbiano più possibilità di diventare gay.
La trovo geniale nella sua imbecillità.
L'unica cosa che rischia di succedere ai figli educati dalle coppie civili sarà di essere molto tolleranti e liberi, e personalmente non mi sembra un gran male.
Certo ci saranno anche coppie civili eccessive, che potrebbero voler cambiare la natura del proprio figlio, perché no, in fondo sappiamo benissimo quante coppie etero tentano di farlo, e gli uomini son uomini, qualsiasi sia la loro inclinazione.
I coglioni son come gli angeli...non hanno sesso.
Ed è appunto per questo che i figli non dovrebbero essere un diritto.
Con la differenza che le coppie etero li fanno senza che nessuno vegli, le coppie civili per adottarne uno dovranno passare tutti gli iter e le valutazioni psicologiche che tutte le adozioni comportano.
Son cose estenuanti, durano anni, scavano all'interno della coppia, raschiano il barile di anima e sentimenti, solo quelli convinti davvero arrivano in fondo, a volte per sentirsi dire di no.
Il cammino per l'adozione è pesante e in un certo senso è anche giusto che lo sia...se solo non ci fosse quel dubbio...quel brivido sul collo, quella cosa che ti fa muovere le spalle per scrollarti di dosso l'idea che non sia solo una cosa per la tutela di bambini e famiglia, ma un modo per foraggiare tutto il carosello che intorno alle adozioni ruota.
Qualche giorno fa ho letto una frase sulla rete, è di un ragazzo gay molto popolare sui social, è un cialtrone formidabile, ma un cialtrone intelligente e molto profondo, diceva così: nessuno mi potrà mai convincere che un bambino stia meglio in un orfanotrofio che con due persone che si amano.
Se riuscite a portarmi delle prove a suffragio della teoria opposta magari potremo riparlarne.
Ma questa è una cosa cui si penserà poi, è troppo oltre per adesso, adesso il problema è l'adozione del figlio del partner.
Beh, qui ne so qualcosa io.
La mia famiglia di “normale” ha poco, per intenderci al solo entrare in chiesa dovrei essere fulminata, ma visto che dovrebbero esserlo anche l'altra metà dei presenti pare che questa pratica per ora sia accantonata.
Probabilmente ci aveva visto lungo il prete del mio primo matrimonio che scelse la lettura della Maddalena, scatenando le ire di mio padre che dopo la cerimonia mi disse, ma ti ha dato della troia?
Fatto sta che al secondo tentativo mi è andata molto meglio.
Ci siamo sposati anni dopo, senza tutta questa esigenza di farlo, presi dallo sfinimento per le difficoltà burocratiche che una coppia non regolarizzata deve sopportare: dichiarazioni dei redditi non congiunte, impossibilità di dichiarare i figli all'anagrafe da parte di un padre che, davanti all'impiegato comunale, non riesce a credere alle proprie orecchie, insomma formalizzare il sì che ci eravamo già detti, stipulando il mutuo per la casa, era di gran lunga la cosa più semplice.
Adesso abbiamo figli fratelli tra loro trasversalmente, fratelli di figli, perché tutti si rifanno una vita, e sinceramente la qualità migliore dei nostri ragazzi è la tolleranza, l'apertura mentale e il rispetto per le scelte altrui.
Due anni fa mia figlia ha deciso di aggiungere al cognome di suo padre quello di mio marito, un uomo che la ama e la cresce da quando ha 3 anni.
Io non sono biancaneve e qualche domanda me la sono posta.
E se tra noi dovesse finire? Son cose che succedono e io lo so bene.
Beh se dovesse accadere fa niente, non c'entra con la scelta di amare un figlio fino a meritarsi un gesto che implica un'appartenenza. Perché quello è stato, è stato un modo per dire noi ci apparteniamo.
Una cosa in cui io non c'entro nulla, non è stato fatto per compiacere me e quindi non sarà mai un problema mio.
Non si smette di amare un figlio perché non si ama più la persona che lo condivide con noi e se dovesse succedere vuol dire che non era amore.
La cosa che un figlio è di chi lo ama non è una cazzata, una banalità, una frase da cioccolatino, è la verità, e questo a prescindere dal sesso degli attori della storia.
Partendo dalla verità assoluta che l'omosessualità non è una scelta o una malattia, ma un'inclinazione naturale, tutte le battaglie che si combattono in nome dei diritti civili dovrebbero essere portate avanti pensando ai nostri figli e ai figli dei loro figli.
Comunque mi permetto di dare un piccolo suggerimento a chi può dire la sua in materia di legislatura.
A casa mia funziona così, quando qualcuno vuole qualcosa e io son contraria tento di non dire mai di no, ma di proporre qualcosa che vogliono di più e che a me costa meno, non per forza in termini pecuniari.
Si chiama potere contrattuale o paraculaggine.
Ora, se c'è una cosa che fa più paura dell'apertura mentale del mondo gay è come sempre lei: la donna.
Buttate sul piatto che due donne un modo per avere dei figli lo troveranno sempre, chissà che non gli venga voglia di dar a tutti la stessa possibilità.

n.d.a. la star del web a cui mi riferisco è Andrea Pinna, vincitore dell'ultimo Pechino Express e a suo dire divulgatore di cazzate (mi pare che la formula fosse questa) sul web la sua pagina è Le Perle di Pinna
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