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DI LIBRI, CADAVERI E MERITOCRAZIA

11/6/2015

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A volte succedono cose che ti riappacificano con il senso di giustizia, con la meritocrazia e con il riconoscimento del valore delle persone e del loro lavoro.
Perché non è un caso che il premio Garfagnana in Giallo per la sezione e-book sia andato a te Sara e al tuo romanzo Se un cadavere chiede di te.
Non è un caso perché, vivaddio, il talento prima o poi paga, certo in mezzo ci sono anni e anni di lavoro duro, di cronaca nera, di giornali quelli veri, di giornalisti incredibili che ti insegnano un mestiere.
Mestiere che gente come Montanelli non si sarebbe mai sognato di passare a una che non valesse la pena.
Perché vedi Sara il tuo problema è sempre quello: non te la tiri abbastanza.
Tu arrivi, chiedi il permesso e dici per favore e lo fai in un mondo in cui bastano 200 pagine scritte per dar spazio all’ego a far credere di essere autori di pregio.
Ma questo premio è la prova che quelli bravi non devono cercare in patria i riscontri e gli onori.
Perché, per pur grande sia la patria, quando ci si conosce tutti, diventa una portineria, è sempre stato così e sempre sarà.
E in portineria come in famiglia solo le persone in gamba, e ce ne sono fortunatamente state, sanno  riconoscere il valore degli altri,  invece per alcuni equivale a sminuire il proprio.
Allora tu vai, vai e ritira il tuo meritatissimo premio e torna.
E se, anche se profetizzo un quando, il successo quello vero arriverà, sii benevola con chi a quel punto sgomiterà per attribuirsi un pezzo di te.
Che un sorriso dato dall’alto è la più grande soddisfazione possibile e se ti serve un tacco 15 non hai che da chiedere.

 
SE UN CADAVERE CHIEDE DI TE di Sara Magnoli
Non potrei essere più felice di inaugurare la nuova sezione del mio blog, quella in cui parlo dei libri che ho amato, con il libro di un’amica.
E anche se potrebbe sembrare la solita marchetta affettiva non lo è, è un tributo, un riconoscimento, un inchino profondo.
È un grazie.
Se un cadavere chiede di te è un gran bel libro.
Come scrivevo nella presentazione della pagina questa non sarà una critica al romanzo, sarà il racconto di quello che ho sentito leggendolo.
Avendo la fortuna di conoscere l’autrice e l’onore di annoverarla tra le mie più care amiche, la lettura è stata costellata da telefonate e messaggi.
Partendo da un poco gentile pensiero alla protagonista “i casi sono due o Lorenza cambia atteggiamento o fai il favore di uccidermela, che se no lo faccio io” a invettive causa problemi di gestione domestica “ma che ti venga del bene! Ho da stirare e fare i mestieri e non riesco a mettere giù il libro”.
Per rassicurarvi Lorenza sta benissimo, si è riscattata e ha smesso di lagnarsi del fatto che tutti ce l’hanno con lei.
In effetti il libro, che è un giallo perfettamente orchestrato, per me è stato un viaggio all’interno delle fragilità emotive della protagonista, che potremmo essere tutti noi, un evolversi, un rimettersi in gioco, un ricominciare a prendersi responsabilità e iniziative.
Inizia tutto con un cadavere che ha un biglietto in tasca, un biglietto in cui dice di chiedere a Lorenza caso mai le fosse successo qualcosa.
E meno male che la nostra ragazza si trova a km di distanza e la morta non ha mai avuto proprio il piacere di conoscerla.
Di lì il suo ritorno alla cittadina di provincia che ha lasciato in fretta con l’illusione di andare avanti, ritorno che le farà comprendere che invece l’unica a non farlo è stata proprio lei, cristallizzata in rancori e fallimenti.
Ma parliamo di cose più interessanti, di lui ad esempio.
Dell’uomo di legge più figo concepito negli ultimi anni: il vicequestore Mauri.
Giusto, ironico, arguto, avesse l’aspetto di Maximilian, altro protagonista del romanzo e figlio della vittima, sarebbe l’uomo perfetto.
Inutile dire che la buona Lorenza l’occhio languido lo fa a Maximilian, o meglio, inaspettatamente è lui che lo fa a lei, e a suon di cultura e carinerie che uno così bello potrebbe anche tranquillamente evitare.
Ma in fondo dopo tutte le sfighe che ha avuto e si è tirata addosso anche Lorenza merita un eccesso di fortuna.
Questo però è solo il contorno, il centro è questa morte bizzarra, questa donna dal passato burrascoso, un’artista, ritornata dopo anni di auto esilio dalle scene, che ha fatto della propria persona e dei propri desideri  il fulcro della sua esistenza.
Ma seguire le proprie pulsioni senza fare i conti con la vita degli altri può essere molto pericoloso.
Il romanzo si snoda tra il micro mondo della provincia, quello del giornalismo, Lorenza è stata cronista di nera e in fondo lo sarà per sempre, e il teatro, luogo del ritrovo del cadavere che probabilmente Hannelore von Drier, la vittima, avrebbe scelto a mente lucida come ultimo atto di una vita da primadonna.
Il resto se vorrete potrete scoprirlo da soli, assicuratevi solo di avere qualche ora di tempo perché interrompere un piacere non è mai una bella cosa…

Per chi volesse:
 
cartaceo 
e-book

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