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FIFTY NANI, BUONA LA PRIMA

1/25/2019

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Foto
FIFTY NANI PRIMA DEL CENONE E IL MATTINO DOPO...E NIENTE FIFTY APPUNTO
E siamo al primo post dell'anno, l'anno dei 50, preparatevi che con 'sta storia vi faccio due palle che non ne avete un'idea.
Non per esorcizzare, che cosa c'è da esorcizzare, i 50 non sono un demone recuperato in uno scavo in Iraq e io non sono sicuramente Linda Blair.
I 50 mi fan sorridere, mi fanno tenerezza, mi mettono allegria.
Un po' perché coi geni che ho, arrivarci senza intoppi, è già un bel traguardo, un po' perché mi sdoganano un sacco di cose.
Io sono sempre stata per la battuta a qualunque costo, ma faceva strano, prima ero incasellata come bambina che non sa stare al suo posto, poi come ragazza con la lingua troppo lunga, dopo come una che vuol far la brillantona, adesso, finalmente, posso archiviare la cosa sotto molteplici caselle:
rincoglionimento precoce, menopausa latente, filtri cerebrali impolverati che drenano qualsiasi cosa.
Uno spettacolo.
Mi sdoganano anche l'uscita in pigiama, alla mia età potrò rovinarmi quel poco di credibilità raggiunta solo perché raccolgo le foglie davanti al cancello con il pigiama di Batman rosa?( non so a chi sia venuto in mente di farlo rosa ma è un genio, avvalora ogni tesi sulla liaison pruriginosa dell'uomo pipistrello con Robin e io lo adoro)


A 50 anni puoi fare le cose che hai sempre ritenuto da vecchi sfigati, senza dover rendere conto a nessuno, e capire magari che sono divertentissime, basta togliere dal vocabolario la parola “dignità”.
E quindi, quest'anno, in puro stile Fantozzi, io e Lui abbiamo partecipato al primo cenone di Capodanno.
Veramente ne abbiamo fatti due, esattamente come l'orchestra del film, il primo il 30 dicembre con tanto di conto alla rovescia alle 22.33, il secondo il 31 all'ora canonica.
Il primo devastante, il secondo di più.


Per il secondo abbiamo scelto un luogo caro, una cosa così familiare da giustificare le coordinate geografiche tatuate su entrambi, che insomma, va bene lanciarsi nell'ignoto, ma se l'ignoto sa di casa meglio.
Ed è così che arriviamo in sala, per l'occasione sembriamo usciti da un film anni 60, giacca e gilet Lui, vestito alla Audrey io, mi manca giusto il diadema, un cappuccino e una manciata di figaggine e siam sorelle.
La stanza è nella penombra, illuminata da una strobo molto delicata, candele su tavoli su cui sono rovesciati, con arte, cristalli rossi, tutto molto carino.
In un angolo, sopraelevato, un dj agé.
Inghittito e vomitato direttamente dagli anni 80 e 90, con un che di 70.
Dei 2000, si scoprirà, non ha notizie, ma in fondo siamo al cenone di capodanno, nani cosa pretendi?
Antipasto, chiacchiere amabili tra me e lui, nel tavolo di fianco una famiglia che per comodità ribatteziamo gli Addams, non perché siano tetri o lei somigli a Mortissia, ma perché la figlia è ilare e gioiosa come Mercoledì il giorno in cui è nato Pugsley, una che per tutta la durata della cena non abbiam capito se meditasse lo sterminio di massa, e a 13 anni circa, in quella situazione, ci sarebbe stato da darle una mano, o solo l'annientamento di mamma e papà che l'avevano trascinata fin lì.
È allora che il dj, dopo aver tagliato, con la grazia di una sega circolare, Losing my religion, si appresta a pagarne le giuste conseguenze.
Esce dalla sala, va in bagno, rientra con il cellulare in mano, non si avvede del gradino, che mai si sarebbe mosso da lì, e, con la grazia di Tania Cagnotto e un nonché di Carolina Kostner, fa un carpiato misto ad un triplo axel rovinando in mezzo ai tavoli, con impatto finale di ginocchio che si sente nonostante il caro George Michael si stia fustigando dandosi dello stronzo sulle note di "dicerie negligenti" (pare sia la traduzione accreditata di Careless Whisper, che spiega il perché l'abbia cantata lui e non Al Bano, una mera questione di metrica dovuta alla lingua).


Preoccupazione in sala per 5...4...3 e fanculo la preoccupazione, tutti si strozzano con il crostino toscano tentando di non ridere sguaiatamente, anche Mercoledì, che pare pronta all'amputazione dell'arto, si esibisce in una colica travestita da sorriso.
Al primo arriva lei, L' Anima della Festa, quella che a 14 anni, nello scantinato adibito a discoteca casalinga, hai amato senza ritegno, perché nell'imbarazzo generale, saliva in pista, tra un fifty coperto da un plaid e un dondolo a riposo, e come una tarantolata apriva le danze.
Solo che l' Anima non ha 14 anni, e al posto del fifty c'è un tavolo di opine settantenni che sogghignano felici.
L'Anima continuerà per un paio d'ore ad agitarsi, per poi spegnersi inesorabilmente verso le 22 e 30.
Di lei non si avrà notizia neanche nei giorni a venire, la tavolata dei suoi amici sarà per sempre orfana della sua presenza, sussurri parlano di mal di testa latente, noi, pragmatici, conveniamo che in guerra la prima linea è destinata al martirio per consentire all'esercito una possibilità di vittoria.
In cuor mio ho sperato fosse chiusa in camera col dj, con cui aveva twerkato sulle note di Tropicana, spalmandogli arnica sul ginocchio nei momenti di time out da sesso selvaggio.
Sono una vecchia romantica.
Comunque l'Anima aveva già fatto il suo dovere, e il trenino era partito dalla stazione, con Lui in carrozza, cosa che reputavo probabile quanto un bacio lesbochic tra  Parisi e  Cuccarini.


Alle due e moneta ci ritiriamo nel nostro appartamento con la cana che ci guarda storto, o storti siamo noi, ma questi son dettagli.
Il mattino del primo dell'anno sorge nonostante il chianti e ci trova così, frastornati.
Lui si sveglia, mi guarda, ha la faccia assorta.
Con voce profonda sussurra “Ma i non morti, si possono uccidere anche con l'acciaio di Valyria?”.
Lo guardo, decido di assecondarlo e da brava adepta al Trono di Spade rispondo precisa “Sì, con il vetro di drago, il fuoco e l'acciaio di Valyria”.
Poi mi faccio coraggio, in fondo sono una donna adulta, e chiedo “Ma perché sta domanda adesso?”.
Lui mi fissa come solo Bogart all'aeroporto quando da il benservito alla gattamorta e mi risponde “Ognuno, ha le sue priorità”.
Quello dei 50 sarà un gran anno, me lo sento.



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