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LA SINDROME DI MATRIX

4/17/2018

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Foto
Io vado per sostituzioni.
Funziono così, passano gli anni e sostituisco una cosa con l'altra.
Genere musicale, maglione feticcio, rito propiziatorio, psicosi.
Prima mi chiedevo se quello che stavo per mangiare potesse essere, in un mondo parallelo in cui truccavo leggi e mischiavo carte, in qualche modo considerato dietetico, adesso mi accontento che sia senza lattosio.
Ho praticamente rimpiazzato la ritenzione idrica con la fermentazione addominale.


Ma la sostituzione più eclatante è essere passata da ammorbare, Lui e i figli, chiedendo allarmata: ma sono più grassa o più magra di quella lì?
A domandare, inorridita: ma quella lì ha due anni meno di me? Dimmi che non sono così, perché non esco più di casa!

Visto che, come sempre, per capire le cose devo scriverle, la prima conclusione a cui sono arrivata rileggendo, è che devo chiedere scusa, possibilmente inginocchiata sui ceci, che comunque son fonte di proteine vitamine, alla mia famiglia.
Terrorismo psicologico.
Ecco a cosa vi sottopongo: terrorismo psicologico.
Cosa cazzo vorrai mai rispondere a una che strabuzza gli occhi e medita, se non la clausura, quanto meno quattro giorni di merda che si rifletteranno in qualsiasi cosa farà, dal ragù alla scelta del film?
Ovviamente no! Non sei come quella? Ma non ti vedi, ha il culo due volte il tuo!
Tu uguale a quella lì? Ma se sembra tua mamma! 


Ecco adesso che ci penso chiedo scusa anche voi.
Sì voi, donne meravigliose, con culi stupendi e aspetti giovanili, voi che inconsapevolmente ho additato con il semplice scopo di rinfrancare il mio stronzissimo ego.
Voi che siete uscite così, senza trucco, perché stamattina è stata una lotta intestina tra figlie adolescenti che, davanti ad armadi colmi, non avevano una fava da mettersi e figli rispediti in camera a cambiarsi la felpa padellata, pregando il dio delle mamme dei figli maschi, che gli faccia prendere in fretta la prima randellata d'amore, tra capo e collo, e con quella la passione per docce frequenti e calzini puliti.
Voi che non vi meritavate me sulla vostra strada.

Ma non è colpa solo mia.

No.
E' una malattia, sì, vera e propria.
L'hanno scoperta nel 1999 i fratelli Wachowski, ne hanno parlato a lungo in un bellissimo documentario, lo chiamano film è vero, ma converrete con me che, se scopre una psicosi, è sicuramente più un trattato: Matrix, avete presente?
Ecco ho la sindrome di Matrix.
La sindrome di Matrix è quella patologia medica per cui uno vive con l'immagine residua di sé.
Non importa se gli anni passano, i figli crescono e le mamme imbiancano, tu sei quella che la tua testa ha registrato.
Ha anche effetti collaterali bizzarri, tipo pensare con inquietudine ai deja-vu, guardare con sospetto le pile stilo, con l'aggiunta di una cotta imbarazzante e adolescenziale per Keanu Reeves, ma son dettagli.
La sindrome ha basi solide, i fratelli Wachowski ne sono il fulgido esempio, infatti nel 1999 erano Andy e Larry adesso son Lana e Lilly: sull'immagine di sé non si discute.


Ma perché oggi ho parlato di questo?
Perché si può prendere in giro se stessi, ma lo specchio non lo pigli per il culo?
Perché la menopausa mi sta puntando da non molto lontano e galoppa?
Perché ho deciso che era il momento affogare, me e voi, dai sensi di colpa ogni volta che guarderemo con sufficienza le nostre coetanee?
No, anche perché, che lo specchio è bastard lo sapevo già e comunque qualche volta lo frego ancora, la menopausa la sto aspettando come Wyatt Earp in Sfida all' O.K. Corral, pronta a vendere cara la pelle e dei sensi di colpa me ne fotto, tanto a pensarci bene lo so, che avete indicato il mio culo al marito chiedendo se fosse più grosso del vostro.


Ne parlo perché sabato due uomini mi hanno confessato di non andare alle rimpatriate del liceo per non vedere il proprio devasto nelle facce degli altri.


E quindi tana liberi tutti, solo, magari, alla prossima volta che tritureremo i maroni a lui, chiedendo di giurarci di essere meglio della povera crista che attraversa la strada, ricordiamoci, in un moto di gentilezza, che gli uomini son solo meno propensi a far domande di cui sanno già la risposta, e buttiamogli lì un “oh amore, va che sei veramente un figo!”.
Hai visto mai che, colto alla sprovvista decida anche di liberare il garage.
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