
Ma siamo sicure di far bene a maltrattarlo?
Sembra diventata una moda.
Denigrare il principe azzurro, fare battute neanche tanto velate sulla sua virilità rivestita di lycra color del cielo, inneggiare ai rospi, che non si trasformano in nulla ma almeno non danno illusioni.
Come se avessimo cambiato i nostri progetti e le nostre aspettative.
Siamo false come un biglietto da trenta euro, e come lui non imbrogliamo nessuno.
Al principe azzurro pensiamo eccome.
Il problema è che non lo vogliamo, o almeno non vogliamo lui.
Lo chiamiamo così in onore alle fiabe che ci propinavano da bambine a che ci hanno rovinato l’esistenza.
Quello che vogliamo è tutt’altro.
Cosa ce ne facciamo di uno in pigiama che cavalca e ci viene a svegliare dal lungo sonno?
A parte che se stiamo dormendo è perché probabilmente ne avevamo bisogno e un vero salvatore sposterebbe la suoneria della sveglia di un paio d’ore in là, ma davvero pensiamoci.
Cosa dei principi delle fiabe ci piace?
Che sposino la ragazza e la liberino dall’indigenza e dalle sgrinfie della matrigna come quella senza carattere di Cenerentola?
Ma l’avrebbero mai fatto senza lo zampino della fata madrina che la ripulisce e la veste di nuovo?
Il felici e contenti finale a cosa è dovuto?
In tutte le fiabe, da Cenerentola a Pretty Woman alla fine della storia le nostre eroine sono più belle, meglio vestite, han guadagnato in charme, han smesso di darla a cani e porci e sembra che si siano mangiate una Treccani dal tanto che sono edotte, e se per caso non lo sono dicono chiaro e tondo che torneranno a scuola fosse anche solo al Cepu.
E tutto grazie a lui.
Grazie al suo amore hanno trovato la fiducia in se stesse e possono risplendere, smerdare tutte quelle che le facevano sentire sguattere e aspirare ad un glorioso futuro attorniate da pantegane che si occupano dei mestieri di casa meglio del folletto.
Non avremo esagerato un filo con le aspettative?
Chi potrebbe mai arrivare a tanto? Qual è l’uomo che potrebbe far arrivare noi lì, al nirvana?
Servirebbe un essere mitologico con la profondità psicologica del professor Morelli, il gusto estetico di Enzo Miccio, il conto in banca di Montezemolo , la cultura di Umberto Eco e lo charme di Giorgio Armani.
Ora, a parte che nella lista di nomi che ho fatto almeno due sognano da sempre come noi di essere salvati e baciano rospi, e questo la dice lunga sulla rosa di candidati al ruolo, ma vi rendete conto che una cosa così non esiste?
O almeno esisterebbe anche è che abbiamo fatto l’ordinazione sbagliata.
Sarebbe bastato guardare i film giusti.
Se tutto il tempo che abbiamo perso canticchiando che “i sogni son desideri” l’avessimo passato a ricordarci che “per ogni su c’è sempre un giù, per ogni men c’è sempre un più” ci saremmo arrivate.
Noi non vogliamo un principe azzurro, noi vogliamo un mago e se come Merlino alla fine ci porta anche a Honolulu tanto di guadagnato!
Sembra diventata una moda.
Denigrare il principe azzurro, fare battute neanche tanto velate sulla sua virilità rivestita di lycra color del cielo, inneggiare ai rospi, che non si trasformano in nulla ma almeno non danno illusioni.
Come se avessimo cambiato i nostri progetti e le nostre aspettative.
Siamo false come un biglietto da trenta euro, e come lui non imbrogliamo nessuno.
Al principe azzurro pensiamo eccome.
Il problema è che non lo vogliamo, o almeno non vogliamo lui.
Lo chiamiamo così in onore alle fiabe che ci propinavano da bambine a che ci hanno rovinato l’esistenza.
Quello che vogliamo è tutt’altro.
Cosa ce ne facciamo di uno in pigiama che cavalca e ci viene a svegliare dal lungo sonno?
A parte che se stiamo dormendo è perché probabilmente ne avevamo bisogno e un vero salvatore sposterebbe la suoneria della sveglia di un paio d’ore in là, ma davvero pensiamoci.
Cosa dei principi delle fiabe ci piace?
Che sposino la ragazza e la liberino dall’indigenza e dalle sgrinfie della matrigna come quella senza carattere di Cenerentola?
Ma l’avrebbero mai fatto senza lo zampino della fata madrina che la ripulisce e la veste di nuovo?
Il felici e contenti finale a cosa è dovuto?
In tutte le fiabe, da Cenerentola a Pretty Woman alla fine della storia le nostre eroine sono più belle, meglio vestite, han guadagnato in charme, han smesso di darla a cani e porci e sembra che si siano mangiate una Treccani dal tanto che sono edotte, e se per caso non lo sono dicono chiaro e tondo che torneranno a scuola fosse anche solo al Cepu.
E tutto grazie a lui.
Grazie al suo amore hanno trovato la fiducia in se stesse e possono risplendere, smerdare tutte quelle che le facevano sentire sguattere e aspirare ad un glorioso futuro attorniate da pantegane che si occupano dei mestieri di casa meglio del folletto.
Non avremo esagerato un filo con le aspettative?
Chi potrebbe mai arrivare a tanto? Qual è l’uomo che potrebbe far arrivare noi lì, al nirvana?
Servirebbe un essere mitologico con la profondità psicologica del professor Morelli, il gusto estetico di Enzo Miccio, il conto in banca di Montezemolo , la cultura di Umberto Eco e lo charme di Giorgio Armani.
Ora, a parte che nella lista di nomi che ho fatto almeno due sognano da sempre come noi di essere salvati e baciano rospi, e questo la dice lunga sulla rosa di candidati al ruolo, ma vi rendete conto che una cosa così non esiste?
O almeno esisterebbe anche è che abbiamo fatto l’ordinazione sbagliata.
Sarebbe bastato guardare i film giusti.
Se tutto il tempo che abbiamo perso canticchiando che “i sogni son desideri” l’avessimo passato a ricordarci che “per ogni su c’è sempre un giù, per ogni men c’è sempre un più” ci saremmo arrivate.
Noi non vogliamo un principe azzurro, noi vogliamo un mago e se come Merlino alla fine ci porta anche a Honolulu tanto di guadagnato!