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UN MONDO DI CUI FAR PARTE

10/27/2014

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Che parole potenti, forti, che pugno allo stomaco.
Sono parole che colpiscono, parole d’impatto.
Che danno emozioni e infondono speranza.
Perché tutti prima o poi abbiamo voluto cambiare il mondo, anche quelli che adesso se ne stanno arroccati nelle stanze dei bottoni, quelli che non hanno nessun interesse a far migliorare le cose o cambiare una virgola.
Anche loro saranno stati ragazzi, avranno avuto uno straccio di coscienza e la volontà di migliorarlo questo globo meraviglioso fatto di natura e creature umorali contraddittorie e corruttibili.
Avranno avuto un momento illuminato e mistico…forse.
O forse sto solo attribuendo un’ anima a chi non ce l’ha e il loro modo di cambiare il mondo è sempre stato quello di rovinare il nostro.
Ma io ci voglio credere, voglio credere che tutti abbiano avuto quel momento magico sospeso nel tempo in cui hanno sperato nella perfezione o soltanto nella rivoluzione.
Non cruenta e distruttiva, ma pacifica e costruttiva, in quell’idea stupida e apparentemente inutile che fa la differenza e stravolge lo stato delle cose.
Perché il mondo non lo cambiano i pragmatici, i calcolatori, quelli che valutano col bilancino, azioni e sentimenti, il mondo lo cambia che aspira all’utopia.
“Senza l’utopia saremo a dir culo alla ruota” recita Lella Costa in un suo spettacolo.
Come si fa a non essere d’accordo con lei, come si fa a darle torto.
Steve Jobs può piacere o no, ma è stato senza dubbio un genio, un visionario, un folle.
E solo i geni visionari e folli cambiano le cose davvero.
I logici e coscienziosi le possono migliorare, ci possono costruire sopra, i visionari le stravolgono.
Solo un visionario trovandosi in mezzo a carri e cavalli può pensare che l’uomo potrà volare e disegnare un elicottero.
Ma non bisogna per forza essere Leonardo, non bisogna essere per forza Steve Jobs.
Perché tutti quei ragazzi che un giorno hanno sperato di cambiare il mondo, se sono stati fortunati, crescendo hanno capito che potevano farlo.
Certo non tutto il mondo, ma magari il loro, ed era pur sempre un gran inizio.
Perché essere folli e visionari serve sempre, serve per credere che i periodi bui finiranno, serve per convincersi che qualsiasi cosa succeda, seppur negativa, abbia una chiave di lettura diversa che potrà illuminare il quadro e dare un cambio di prospettiva.
Essere folli serve a convincersi che tutto quello che si sta facendo porterà a qualcosa, magari non quello che speravamo, magari a qualcosa di ancor più sorprendente.
Credo che noi, vecchi rivoluzionari, abbiamo una responsabilità immensa, un dovere.
Abbiamo il dovere di crederci.
I ragazzi non si lasciano imbrogliare, non si accontentano di frasi fatte, non cascano nelle trappole costruite con tante parole e poche convinzioni.
Quando diciamo loro che possono cambiare la loro vita, il loro mondo, dobbiamo crederci fermamente e l’unico modo di farlo è dimostrare loro che tentiamo ancora di cambiare il nostro.
In questi giorni mi è capitato di leggere il curriculum di una ragazza di neanche vent'anni.
L’ultima riga delle sue peculiarità personali diceva così: Sono sempre pronta ad aiutare gli altri perché penso che, quando ce ne sarà bisogno, gli altri lo faranno con me.
Ecco magari sarà un’ingenua, ma è una che ci crede, è una che davvero vuole cambiare le cose e lo fa iniziando con l’avere fiducia.
Non lo so se finirà per cambiare il mondo, ma sono certa che cambierà il suo e non so voi ma io, di un mondo così, sarei felice di far parte. 

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